Al risveglio Facebook ha tirato fuori dal mio armadio dei ricordi un post del 19 dicembre 2019, esattamente un anno fa ad oggi.
Da appena un mese il nuovo Governo rossogiallo aveva nominato Viero nuovo Presidente di INVITALIA, la durlindana con la quale da 13 anni e grazie alle più variopinte maggioranze Arcuri, novello Orlando paladino del Carlo Magno di turno, inaugura ogni volta un nuovo ciclo di rinascita industriale dopo il fallimento di quello precedente.
Il mio post, appunto, raccontava soltanto qualche episodio dell’ultimo fallimento, qualche ritornello della “Chanson de Roland” di INVITALIA parodiato alla Fabrizio De Andrè e certo non poteva immaginare che un paio di mesi dopo si sarebbe aperto un nuovo ciclo, quello COVID 19 con Orlando contro il virus a Poitiers.
Eco, dunque, il mio ricordo con una annotazione finale di oggi dopo aver sentito Giuseppi in tv: “È proprio vero, al PEGGIO non c’è mai fine!”.
“Bruno Giri: #Il Peggior Natale della Mia Vita.
A Natale la Farnesina si trasferisce a Napoli in via San Gregorio Armeno dove “Giggino ‘o Statista” ha il suo Presepe vivente e personalizzato con le statuine new entry fresche di giornata.
Così lunedì mattina il versatile Uomo di Stato era abbigliato da Ministro degli Esteri con tight e feluca ma poi all’apertura di Piazzaffari grazie al salvataggio della Popolare di Bari ha indossato il frac da banchiere e adesso è lì che si misura la divisa di “Giggino ‘o Ferroviere” in vista del “Miracolo di San Nicola” con la liquefazione del sangue dei creditori delle Ferrovie del Sud Est di Bari.
Una Società controllata da RFI con oltre 1500 dipendenti addetti a otto linee ferroviarie e a quaranta tre autolinee nelle province di Bari, Brindisi e Taranto con un movimento passeggeri che supera i 4 milioni,
In questo caso, però, Renzi e Delrio hanno bruciato in volata “Giggino ‘o Ferroviere” nell’applicare la formula di Giuseppi “ne paghi tre e ne salvi uno” e lo hanno fatto in anticipo il 4 agosto 2016 in base alla Legge di Stabilità 2016 (n. 208/2015, art. 1 comma 865).
Con un decreto attuativo i due hanno guarito da un raffreddore la società “Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici s.r.l.” gestore di una rete di 474 km, (seconda solo a RFI che ne gestisce 1.207) coprendo con 70 milioni lo squilibrio patrimoniale di 200.
Per i restanti 130 milioni c’era l’impegno della controllante “Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A.”, diventato socio unico in sostituzione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a “provvedere nei termini di legge alla rimozione dello squilibrio patrimoniale della società trasferita”.
Tradotto: impegno a usare la medesima terapia dolce della ricapitalizzazione finanziaria anche con gli altri due ammalati, cioè sia con la massa passiva dei creditori di complessivi 286 milioni e tra essi in prima fila BNL-Paribas banca tesoriera e sia anche con il precedente amministratore “disinvolto” di nomina ministeriale, che dal 1º gennaio 2001 al 25 novembre 2015 è stato sempre la medesima persona con la carica di amministratore unico.
Invece Renzi e il suo scudiero Delrio hanno stracciato l’impegno e applicato agli altri due ammalati la formula di Giuseppi trasformando in polmonite fulminante un semplice raffreddore.
Perché lo hanno fatto?
Nel PD alcuni dicono per abbattere uno storico feudo di D’Alema, per altri invece lo hanno fatto per sostituire BNL Paribas con Unicredit, altri per consumare una vendetta tra ex DC del Movimento Giovanile, senza contare, poi, quelli che optano per le trame degli alti papaveri romani della vigilanza ministeriale che per 15 anni non hanno visto le malefatte.
E come ci sono riusciti?
Semplice, da ex sindaco di Reggio Emilia Delrio si è ricordato del suo factotum e alter ego in Comune, di quell’Andrea Viero che all’epoca aveva piazzato nell’azienda comunale ENIA, acqua e rifiuti, come direttore generale e che era diventato il nemico giurato di Beppe Grillo e di “Giggino ‘o Statista” e da Ministro lo ha ripescato per nominarlo commissario straordinario delle Ferrovie Sud Est s.r.l.
Così Viero ha potuto depositare sulla società una diagnosi infausta usando come certificato medico una due diligence della Deloitte ambigua e double face della quale ha mostrato solo la faccia negativa.
Per esempio ha mostrato i 286 milioni di debiti accertati ma non i 190 milioni di crediti altrettanto certi e addirittura certificati dalla BNL Paribas nei confronti del Ministero delle Infrastrutture per arretrati residui della precedente gestione governativa, della Regione Puglia, dell’Erario per rimborsi IVA e delle “Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A.” per i 96 rimanenti.
Oppure, altro esempio, ha mostrato insolvenza di cassa quando invece BNL Paribas storica banca tesoriera delle Ferrovie Sud Est e dello stesso Ministero delle Infrastrutture continuava a garantire la liquidità necessaria alla gestione.
La polpetta avvelenata di Viero ha poi avuto come contorno un ricco assortimento di precedenti “malefatte” vere o presunte oggetto di procedimenti penali a Bari e a Roma e così alla fine la Procura barese ha chiesto il fallimento della società per obbligare chi tirava le fila della congiura a chiedere il concordato preventivo con un piano di impresa e il taglio dei crediti di cui 2263 privilegiati e dei 541 chirografari.
Approvato dai creditori in base al principio dei “pochi, maledetti e subito” e omologato dal Tribunale, il documento prevede “il pagamento, entro l’orizzonte di piano, del 48,1% dei rispettivi crediti”, percentuale che potrà arrivare al 65 % con i risarcimenti e le restituzioni ottenute all’esito dei processi penali nei quali la società si è costituita parte civile, in base alla promessa “con le budella dei condannati impiccheremo i creditori”.
Invece l’orizzonte di piano del 30 giugno 2019 è arrivato e ha lasciato tutti a bocca asciutta e così ritorna lo spettro del fallimento.
A meno che lo Stato per evitarlo non intervenga come ha fatto per la Popolare di Bari e dovrà fare per l’Ilva.
Viero intanto è diventato presidente di Invitalia perché Renzi i debiti li onora, non è come “Giggino ‘o Ferroviere” leader politico di Presepitalia che firma cambiali a babbo morto.