Facebook mi ricorda un post dell’anno scorso, medesimo giorno di oggi 20 dicembre, e la sua morale postuma su: #odio; #sardine; #voltagabbana; #Titanic che il 26 gennaio scorso in assembramento creativo vaccineranno l’Emilia Romagna contro le tasse introdotte dal Governo rosso con sbiadite sfumature di giallo.

Eccolo.  

“Accadde oggi: 1 anno fa 20 dicembre 2019”

Bruno Giri sta leggendo “Pay No Tax - Get More Money”.

L’accusa mirror di seminare odio, lanciata contro chi si odia, oggi va di moda e in Emilia Romagna per le sardine “sott’odio” il seminatore è l’odiato Salvini.

La cosa mi ricorda un passo della autobiografia scritta su sollecitazione di Salvemini da uno storico combattente anarchico, romagnolo di Castel Bolognese, uno che in materia di odio ne sapeva molto più delle sardine.

Eccolo: “Odii politici insanabili. Il romagnolo è (o era?) geloso nella politica, come il siciliano è geloso nell'amore. Se la donna lo tradisce, il romagnolo potrà prendere la cosa con calma. Ma per un «voltagabbana» non c'è remissione. Rinnegare la propria fede politica, e, come si dice, «passare il Rubicone» (il Rubicone è presso Rimini), è il massimo dei delitti. Ogni borgo ricorda tragiche rappresaglie contro il «rinnegato», e adora (o ai miei tempi adorava) l'uomo di fede. Ai miei tempi, il rinnegato non era più pugnalato, ma rimaneva un lebbroso morale.”

Borghi nel 1945 ha scritto queste righe al presente epperò tra parentesi già al passato e nei successivi 75 anni di acqua sotto il ponte del Rubicone ne è passata tanta altra ancora, a trascinare nell’Adriatico molti caratteri del fenotipo emiliano-romagnolo di allora.

Quello di oggi è certo molto differente, l’interazione esterna con la politica, con l’economia e con le condizioni della vita sociale ha modificato profondamente l’originario genoma emiliano-romagnolo ma il suo DNA soltanto Dio potrebbe cambiarlo, è come un marchio impresso col ferro rovente sul nucleo di ogni sua cellula.

In politica non ci vuole Mendel e il suo pisello odoroso per riconoscere l’ereditarietà di un carattere unico emiliano-romagnolo che imprigiona opposti intransigenti, inconciliabili e irriducibili, il rosso e il nero, l’ordine costituito e la ribellione, la devozione e la dissacrazione, Vandea e Mazzini, e guai ai “voltagabbana” lebbrosi morali che evadono dalla prigione!

Ma fuori dalla politica, nella vita quotidiana, tutto si stempera e addolcisce, la diversità si ricompone in umana comprensione, diventa bersaglio al massimo di satira ironica e bonaria alla Guareschi, batte con un solo cuore e agisce per sentimenti condivisi, a torto confusi con il pensiero unico della politica che da queste parti non potrà mai esistere, in eterno.

Sono queste le considerazioni che hanno sterilizzato e reso innocue le sardine nella medesima regione dove sono nate e che le hanno costrette a migrare in altre regioni italiane nella inconfessata speranza di finire “sott’odio” in una scatola politica da brevettare con marchio CE e con etichetta bio “Senza Salvini l’invasore!”.

Abbandonando a un fatale destino le sardine e il loro scatolame mediatico, le elezioni regionali del 26 gennaio 2020 in Emilia Romagna tirano in ballo tutt’altri argomenti e devono fare i conti con i caratteri genetici di una massa monolitica di elettori nella quale la presenza di mercenari è stimata in pochi decimali di punto.

Argomento n.° 1: prevarrà la politica oppure il suo antidoto genetico riuscirà a superare le intransigenti, inconciliabili e irriducibili divisioni?

Argomento n.° 2: se prevalessero le ragioni della politica, chi si troverebbe il 26 gennaio 2020, al di qua e chi al di là del Rubicone?

Argomento n.°3: se invece la politica facesse un passo indietro e il cuore e la mente degli elettori prendesse il suo posto, quali sarebbero le ragioni che peserebbero sui piatti della bilancia?

La risposta per i candidati seduti sulle sponde opposte è già scritta, la campagna elettorale per loro è solo un “pro forma”.

Per Bonaccini la politica è morta, uccisa dall’alleanza col “voltagabbana” Di Maio e quindi va rimossa, simboli di Partito compresi, giudizio solo parzialmente condiviso dalla Borgonzoni che invece cavalca col surf la cresta dell’onda leghista e che scava tra le macerie del PD alla ricerca di oggetti che toccano il cuore e la mente dei suoi conterranei.

Tutto si gioca, quindi, sulla risposta al terzo argomento e in particolare sui due piatti della bilancia e l’esito dipende dal peso specifico dei due elementi, economia e condizioni di vita sociale percepiti dal cuore e dalla mente degli elettori.

Bonaccini punta, chiaramente, sul “social well-being”, anche se le presenze mafiose, lo scandalo di Bibbiano, le lunghe liste di attesa e un certo ciarlatanesimo sguaiato e trasgressivo sempre più diffuso in ambienti sociali diversi ne riducono il peso specifico.

Nella notte della politica per la Borgonzoni vale il detto “ad nota tot i ghët j è nìgar” e di gatti neri soprattutto in economia in Emilia Romagna ne circolano parecchi.

Per esempio la plastic tax che incide per il 60% sul costo di approvvigionamento della materia prima e mette a rischio 1.500 lavoratori della filiera a monte dei fornitori delle materie prime agricole, dei macchinari e degli altri ingredienti che in Emilia Romagna ha uno dei suoi poli industriali più importanti.

Oltre tutto a questo aumento si aggiunge per le bevande più diffuse quello della sugar tax e anche questo settore nella economia regionale gioca un ruolo molto importante.

 

Ma lei è bolognese e sa che il voto è come la ragione che “un basta avèrla, bsogna ch’i t’la dèga” e per farselo dare dai romagnoli di Rimini, Cesena, Forlì, Faenza, Imola, Lugo e Ravenna bisogna toccarli nel punto giusto, la bascoza.