Oggi 30 dicembre 2020 Facebook mi sveglia con una scatola di sardine sul comodino, quella di un anno fa quando il 30 dicembre 2019 commentavo la discesa in campo in Emilia Romagna di Sgarbi, gli Alti Comandi Leghisti allo StarHotels di Bologna e la prima parata militare delle legioni e coorti di sardine nelle piazze stracolme dove (lo sapremo dopo, a cose fatte) il virus circolava già da mesi.
Ecco il mio post di un anno fa, 30 dicembre anno del Signore 2019 che mi piace riprodurre perché, come avevo previsto, le sardine sono finite tutte in scatola.
Bruno Giri sta ascoltando “Thegiornalisti”.
Con Vittorio Sgarbi capolista di Forza Italia a Bologna, Parma e Ferrara la meteorologia politica segna violente perturbazioni in arrivo con forti venti e abbondanti precipitazioni.
Serve l’ombrello e Salvini lo ha dimenticato allo Starhotels di Bologna.
La notizia ha fatto il giro del mondo: “Orders issued by Matteo Salvini on the occasion of the operational meeting with the candidate directors yesterday afternoon at the StarHotels Excelsior in Bologna” e la cosa viene risaputa anche sulla “International Space Station” della NASA.
L’ombrello di Salvini ha otto bacchette a reggere la tela che protegge dalle intemperie lui e le falangi leghiste.
La sintesi di tutte e otto sta su un foglietto degli appunti dello Starhotels: muoversi con giudizio e sorridenti, evitare il contropiedi del buongoverno nella metà-campo avversaria ma attirare l’avversario nella propria metà-campo tenendo ben alta la bandiera politica della Lega, avendo ben chiaro che i grillini sono tigri di carta e che è il PD l’avversario da battere se necessario anche con la clava inchiodandolo alle sue responsabilità, che vanno da Bibbiano alle banche, dai senzatetto e ai clandestini.
Il “fantesma” di Mata Hari lo ha trovato in un angolo e l’ombrello è finito nella redazione bolognese di “Repubblica” dove lavora Altan, quello che nelle vignette infila l’ombrello nel culo di Cipputi ed è così che questa volta lo ha infilato in quello di Salvini per farlo apparire rassegnato e appiattito nello stereotipo del metalmeccanico triste.
Non è un mistero, invece, che in Emilia Romagna per il centro destra si giochi una partita politica e che il centro sinistra, a rischio di perderla, cerchi in tutti i modi di mantenerla in ambito amministrativo mentre, parafrasando Cronin, i cinque stelle stanno a guardare.
A questo punto le sardine diventano un problema con l’offensiva in controtendenza che conducono, combattuta con armi politiche contro Salvini e non amministrative contro la Borgonzoni.
E’ una strategia opposta rispetto a quella dei loro vertici impegnati in cento battaglie che, secondo le sardine, non serve vincere perché, come insegna Sun Tzu, vince la guerra “chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell'avversario”.
E le sardine sognano di portare a casa di nuovo 600.000 voti trattenendo e sottomettendo almeno 200.000 elettori in fuga e di riuscire a farlo con la musica indie romagnola.
Un genere underground che da queste parti con i movimenti indie rock e indie pop nel Faentino ha anticipato di vent’anni il successo di Sfera Ebbasta e del Dark Polo Gang e che ha scritto e messo in musica l’inno delle sardine.
Intonato il 19 gennaio da una folla oceanica radunata a Bologna alla Montagnola, in Piazza VIII Agosto, il ritornello è questo.
“Siamo l’allarme che sta già suonando
Spargete voce che il vento sta cambiando.
Siamo persone e siamo tante.
Siamo formiche col passo d’elefante.
Siamo l’Italia che si sta svegliando
Guarda le piazze: stiamo arrivando!”
Roba da Baustelle, Brunori Sas, Le luci della centrale elettrica, Calcutta, Gazzelle, Coez, Carl Brave, i Canova o anche come Motta e gli Ex-Otago che hanno rischiato di vincere al Festival di Sanremo.
Oppure come Thegiornalisti che mi ricordano un passo della loro “Felicità puttana” che dice “Ti mando un vocale di dieci minuti soltanto per dirti quanto sono felice” perché non mi convince una “Felicità sardina” dentro una scatola.