In politica quando più anime molto diverse tra loro tengono in vita un unico soggetto il paradigma è quello della tartaruga, protetta dal carapace della loro convergenza ma frenata a ogni istante dalla necessità di metterle d’accordo.

Una tartaruga che corre come una lepre è l’ossimoro politico dell’imbroglio che la spinge e oggi di casi del genere ne vedo addirittura tre o quattro.

In Italia la tartaruga di sinistra, per esempio, è una galassia di anime in conflitto perenne tra loro, nel PD e tra il PD e i suoi cloni ai quali adesso si aggiunge quello gravitazionale dei grillini fratelli coltelli.

In questo periodo, proseguendo nell’esempio, tutto è bloccato dal disaccordo sull’eredità di Conte, se la successione debba essere legittima o testamentaria, cioè in capo al PD oppure allo stesso de cujus però in veste grillina.

Ma “omne trinum est perfectum” e nella disputa è subentrata una terza opzione, la fusione tra PD e grillini, sulla quale il disaccordo tra le diverse anime risulta se possibile ancora maggiore.

Concludo con l’esempio dell’imbroglio che spinge la tartaruga a correre come una lepre ordito dall’anima “romana” del PD, quella millennial degli anni ruggenti al Campidoglio, a Palazzo Chigi e alle Botteghe Oscure intenzionata a giocare in contropiede sul terreno che più le è congeniale, “propaganda & cultura.0” stampa e arti grafiche e audiovisive.

A Roma è normale, da Ottaviano Augusto e Mecenate a Papa Gregorio XV e alla sua Sacra Congregazione “De propaganda fide”, da Cinecittà e Istituto Nazionale L.U.C.E., acronimo di “L’Unione Cinematografica Educativa” all’indottrinamento dell’EIAR, al Ministero Della Cultura Popolare (Min.Cul.Pop.) e alle “Leggi Fascistissime” sulla stampa, fino ad arrivare ai fasti e nefasti dei due blocchi comunista e anticomunista sfociati nella colonizzazione culturale di sinistra radical chic del Terzo Millennio.

L’imbroglio è il film a episodi: “Il nuovo regime” girato sul set milanese del “Corrierone” e del “Sole 24 Ore” che finiscono in mano a Veltroni direttore editoriale e su quello romano con un sindaco “rossogiallo” al Campidoglio mentre il pronubo del matrimonio “rossogiallo” sale al Quirinale.

Corri, tartaruga, corri! Prima che la Raggi e i grillini contrari si mettano di traverso e che i “7 Nani” del PD che sognano la fascia tricolore e un manipolo di Padri Nobili che puntano al Colle facciano altrettanto al Nazareno!

Un’altra tartaruga che corre come una lepre è l’Unione Europea protetta sull’Atlantico e sul Pacifico da un solido carapace di convergenze diplomatiche e commerciali ma con le due anime in duro conflitto tra loro, USA contro Cina, per non parlare del vuoto lasciato da quella inglese perduta e del conflitto interno nord-sud tra formiche e cicale, tra rurali e prodighe, tra austere e disinvolte e spensierate.

L’imbroglio in questo caso è nel film a episodi “La Cina è vicina” che alla caduta del protezionismo trumpiano racconta il tentativo della Unione Europea di tenere in una unica scarpa due piedi, quello di Biden e quello di Xi Jinping, e nell’impossibilità di farlo tradisce lo sforzo per far trovare in fretta e furia a Biden il fatto compiuto irreversibile della “via della seta” formato mignon sotto forma di un “Comprehensive Agreement on Investment” (CAI) con i cinesi, una pratica bloccata dalle 27 anime e che dormiva da sette anni a Bruxelles e a Pechino.

Ma a giudizio unanime dei politologi di ogni orientamento lo stesso Biden è a sua volta una tartaruga, perché sotto il carapace della convergenza elettorale del cartello anti-Trump vincente c’è tutto e l’opposto di tutto, e la spinta a correre come una lepre gli arriva dalla necessità di evitare la falsa partenza dei velocisti e di trovarsi bloccato dai veti incrociati delle sue tante anime.

In questo caso la velocità è supersonica a giudicare dalla lettera che la futura consigliera “etica” della Casa Bianca ereditata da Obama nonché direttrice della “campagna elettorale Biden/Harrys” e regista della fase del passaggio delle consegne ha indirizzato ai senatori DEM sollecitando la risposta “il prima possibile e non oltre il 19 gennaio 2020”.

Riguarda i “nomi distinti in base a razza, etnia, origine nazionale, genere, orientamento sessuale, identità di genere, religione, stato di veterano e disabilità” per la copertura dei posti vacanti nei Tribunali distrettuali dei 50 Stati, tutti di nomina presidenziale.

In Europa il dettaglio dei profili richiesti e la soggezione del potere giudiziario a quello esecutivo farebbero gridare allo scandalo non soltanto le anime belle di Bruxelles che tirano le orecchie a Orban ma a tutti indistintamente i pronipoti di Montesquieu.

Negli USA no, è prassi, come dimostrano i giudici nominati in due mandati successivi da Obama (334), da George W. Bush (340) e Clinton (387) e in soli quattro anni da Trump (200), quello invece che colpisce nel caso di Biden, come dicevo, è la velocità della tartaruga che deve assolutamente bruciare tutte le sue anime ai blocchi di partenza prima che scoppi la lite tra di loro.

Chi ha colto il vento che tira è Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez che all’Avana ha fatto un brindisi alla vittoria di Joe mentre lo avvertiva che la tartaruga Pompeo corre come una lepre per includere Cuba nella lista nera dei Paesi che favoriscono il terrorismo e avvelenare la loro prossima luna di miele.

La politica del “mordi e fuggi” delle tartarughe sprint però non sempre paga, direi quasi mai perché alla fine della corsa c’è sempre una delle diverse anime che si mette di traverso e la storia finisce male.