Oggi 21 gennaio 2021 Facebook rispolvera un mio saggio breve di “Ittiologia politica” che l’anno scorso pubblicavo sotto emozione delle sardine costipate a Bologna in piazza Maggiore.

Col senno del poi oggi mi interrogo anche su quante di loro si sono scambiate il virus “SARS. Covid 2” che qualche settimana prima era entrato in Lombardia proveniente da Wuhan e transitando dalla Germania.

Ma la domanda principale che mi faccio è un’altra: “Adesso che Giuseppi è tentato di creare un suo Partito personale come fece Monti, non è che arruolerà le sardine?”

Comunque sia, ecco il mio post dell’anno scorso.

Accadde oggi, 21 gennaio 2020, un anno fa: Bruno Giri sta guardando “Fellini Amarcord”.

“Se l’etologo Lorenz e il sociologo Le Bon si fossero scambiati l’oggetto dei loro studi sulla psicologia comportamentale, rispettivamente, degli animali gregari e delle masse, con ogni probabilità oggi in Emilia Romagna avremmo fatto un gigantesco passo avanti nella ricerca dell’imprinting politico degli avannotti-pilota di sardina subito dopo la schiusa delle uova.

E lo stesso vale per i loro nipoti e pronipoti, da José Ortega y Gasset a Wilhelm Reich, da Sigmund Freud alla “Scuola di Chicago” e via citando.

Circa  l’attitudine innata di autorganizzarsi delle sardine, delle aringhe e dei merluzzi l’Istituto dei Sistemi Complessi del C.N.R. stava già facendo per conto suo notevoli progressi nello studio del loro comportamento, da non confondere con l’intelligenza collettiva che questi pesci -al pari di quella individuale- non possiedono, concentrando la loro attenzione sui meccanismi automatici che governano la formazione di sciami coesi e molto coordinati in grado di compiere straordinarie evoluzioni grazie alla possibilità di muoversi liberamente in tre dimensioni.

Quanto invece al tema più generale dell’aggregazione degli individui che da un paio di secoli le discipline di etologi, sociologi e psicologi sviluppano separatamente, le biblioteche straripano di trattati scientifici aggiornati al domani prossimo venturo e proiettati verso realtà futuribili.

E’ assente, invece, perfino sui rotocalchi e nei talk-show ogni spiegazione razionale di un autentico mistero scientifico in questo campo, una cortina buia oscura tenebrosa e opaca che copre l’apprendimento precoce e irreversibile delle odierne aggregazioni delle sardine emiliane romagnole.

Certamente ai ricercatori del C.N.R. non saranno sfuggiti determinati caratteri di questo singolare fenomeno agevolmente trasferibili all’imprinting politico dei pesci gregari ma li hanno dovuti ignorare perché non era questo l’oggetto della loro indagine e hanno lasciato a noi il compito di trovare la risposta.

In tutto le ipotesi sono sei, contrassegnate dalle lettere maiuscole dell’alfabeto che vanno dalla A alla F, ma lo scenario è uno solo.

Si tratta di uno scenario “ad excludendum” di ogni ingannevole evidenza apparente nel quale il Partito, il Movimento o la scuola di pensiero si identifica in una determinata immagine-icona umana che la rappresenta e personifica e che è il Marchio che alla schiusa delle uova rimarrà per sempre impresso nella memoria rigida visiva di ciascun avannotto in funzione della propria crescita e riproduzione.

A.  Prodi (PD) mentre promette lunga vita in mare aperto alle sardine e nasconde la sorte effimera che le attende pronto a inscatolarle dentro un nuovo Partito.

B. Zingaretti (PD), mentre è accucciato in acqua come Lorenz con gli anatroccoli, e fa il “qua-qua-qua” alle sardine adulte e già inscatolate.

C. Grillo (M5S) mentre conta le sardine, calcola quante ce ne stanno in una scatoletta, quante scatolette in un collo, quanti colli su un pallet, quanti pallet in un TIR e quanti TIR arriveranno a Roma da prendere come base imponibile della “Sardine Tax”, nuova   addizionale IVA da applicare a Zingaretti per non andare al voto.

D. Bonaccini (PD) mentre conta anche lui le sardine visibilmente preoccupato per il conto che nei prossimi cinque anni dovrebbe pagare al pescivendolo.

E. Bergoglio (SCdV) mentre con una mano fa il selfie con una sardina col burqua e con l’altra benedice le sardine di pezza del progetto “6000 sardine” del parroco di San Mamolo con tre obbiettivi palesi e uno occulto: autofinanziare il Gruppo di sardine parrocchiali, sostenere lo sportello immigrati e aiutare le sartorie sociali, quello occulto è infilarle tutte e 6.000 nel culo di Salvini.

F. Anonymous (?) ripreso mentre con un clic coordina il movimento delle masse teatrali, regola le luci e i suoni, orienta fondali e sipari, dirige la coreografia e con una raffica ininterrotta di clic fa partire bonifici per attori, cantanti, comparse, figuranti e testimonial, per SIAE, palco, servizio sicurezza, noleggi e spese tecniche e amministrative e tra le varie e eventuali anche il ghostwriter dell’instant book autobiografico “Le sardine non esistono" dei quattro avannotti-pilota da far uscire  dallo sciame.

L’originalità dello spettacolo-evento della aggregazione artificiale delle sardine emiliano-romagnole sta nel suo carattere paradossale e grottesco di parodia che simula l’aggregazione spontanea e naturale indotta nel mondo animale dall’imprinting uniforme che alla nascita i singoli individui ricevono dall’ambiente familiare e sociale.

La scena grandiosa dell’affollamento però sarebbe piaciuta più a Federico Fellini che a Cecil De Mille per quell’atmosfera onirica che soltanto il Grande regista riminese sapeva creare giocando sui sentimenti collettivi e condivisi di nostalgia e di rimpianto.

Lui tuttavia alla vigilia del proprio centesimo compleanno in questo caso avrebbe preferito dare al crowding delle sardine il significato particolare di parodia di un gioioso funerale al tramonto, cerimonia collettiva dell’ultimo viaggio di un Circo in disarmo mentre cala il sipario su un secolo che per l’Italia della Decima Musa avrà il suo nome per sempre.