Passi per l’americano che l’altra settimana ha dato della escort alla moglie di Trump, è una faccenda tra stranieri, per quanto ripugnante appaia.

Ma è inaccettabile che i corrispondenti italiani in America ancora oggi continuino a considerare equilibrata e normale quella che invece è una sospetta forma di pazzia della Pelosi.

È anche inaccettabile che gli stessi insistano a farci credere che Trump il 6 gennaio scorso aveva agito come un matto delirante.

E poi che vengano a dirci che prima del 20 gennaio col XXV° Emendamento si doveva fare il TSO al Presidente degli Stati Uniti d’America e mettergli la camicia di forza.

Beh! tutto questo non lo si può accettare, mi sono detto, e ho subito pensato che lo psichiatra avesse scambiato le cartelle cliniche dei due.

Tuttavia per un rispetto umano verso l’ottuagenaria Presidentessa ho tenuto dentro di me i pensieri fino a quando, però, non sono venute fuori troppe cose a rafforzare il sospetto che la matta potesse essere proprio lei.

La fonte è il vice capo del “Dipartimento per la sicurezza interna” (DHS) Ken Cuccinelli il quale in una intervista ha rivelato la farneticante richiesta ufficiale della donna in preparazione della solenne cerimonia del giuramento.

Si è trattato di 26.000 militari della Guardia Nazionale pari a una intera divisione con una potenza di fuoco molto superiore a tutta quella che oggi è operativa in Afghanistan e in Iraq, cioè di un contingente formidabile schierato in assetto di guerra a presidio del fortino della Pelosi e abbandonando a sé stesso il resto dell’America dove nei 50 Stati poteva esservi il medesimo pericolo di rivolte.

Esagerazione colossale che il Dipartimento ha dovuto accogliere assai malvolentieri accettando che agli occhi del mondo la cerimonia di investitura fosse scambiata con un analogo evento nella Corea del Nord, in Russia o in qualche dittatura africana ma certo non in America e neppure dopo una nuova Pearl Harbor preparata negli studios di Hollywood.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è l’armamento che avrebbe dovuto comprendere “mitragliatrici con equipaggio” da usare a Washington contro eventuali civili rivoltosi, una richiesta folle che il Dipartimento ha rifiutato con sdegno in quanto contraria a “ogni legittima esigenza di sicurezza.”

Il solo fatto che la Pelosi abbia considerato ragionevole la richiesta certamente non favorisce la diagnosi della sua salute mentale.  

Altro elemento indiziario è la petizione presentata a Trump al tempo dei disordini Black Lives Matter per l’omicidio di George Floyd quando la Pelosi si preoccupava “per la eccessiva militarizzazione e la mancanza di chiarezza che potrebbero aumentare il caos”, chiedeva al Presidente “un elenco completo delle Agenzie coinvolte e chiarimenti sui ruoli e le responsabilità delle truppe e delle forze dell'ordine federali che operano in città”, pretendeva da lui “di sapere chi è al comando, qual è la catena di comando, qual è la missione e con quale autorità la Guardia Nazionale degli altri Stati opera nella Capitalee lamentava che ciò potesse verificarsi “mentre le persone pacifiche in tutto il Paese si radunano per onorare la memoria di George Floyd e per protestare per il cambiamento” ricordando al Presidente che “noi dobbiamo garantire che la loro sicurezza e i loro diritti costituzionali siano rispettati”.

Delirante petizione antimilitarista accompagnata dagli otto minuti e 46 secondi trascorsi in ginocchio a chiedere perdono piazzata proprio al centro del salone di Capitol Hill con una sciarpa africana al collo.

Queste cose i corrispondenti italiani dagli Stati Uniti non ce le dicono, anzi non ce le possono dire altrimenti perdono il posto, ma quand’anche ce le dicessero sarebbero censurati.

Benvenuti nel mondo del grande fratello.