Day after” elettorale in Emilia Romagna mi ricorda Facebook a distanza di un anno e lo fa con un post a caldo col quale analizzavo le cause della vittoria rossogialla nella regione rossa e in particolare l’innesto delle 50 sfumature di giallo su un fondale che per 70 anni era stato rosso fuoco. Operazione di marketing commerciale.

Ecco il post.  

“Accadde oggi, 27 gennaio 2020, un anno fa e Bruno Giri stava leggendo “Neuroscience News and Research”.

Si è conclusa ieri in Emilia Romagna e in Calabria l’operazione “Trapianto” con il ripescaggio degli ultimi elettori in standby dal 2014, con il raschiamento del fondo del barile di sardine sotto sale e con la chiusura per fallimento della pescheria “Grillo-Casaleggio & Co”.

Elaborata e seguita in ogni minimo dettaglio da un team di psicoterapeuti specializzati nell’analisi e nel controllo dei flussi emotivi in ambito sociale, la strategia era chiara anche al più stupido tra i cultori della materia.

L’idea era sorta per caso e in chiave sperimentale nel laboratorio di Mortadella e alcune simulazioni avevano colpito favorevolmente il “Club dei Rottamati & Esuli” al punto da indurli a riattivare linee di comunicazione inattive dall’arrivo di Renzi al Nazareno.

Per carità! niente di geniale, si trattava di una normale trasfusione di sangue utilizzando una sacca scaduta alle elezioni europee del 2019 e da praticare a un lungodegente in agonia.

Però il gruppo sanguigno non coincideva, il rigetto era scontato e il paziente rischiava l’obitus.

La genialità è stata nel trapianto al posto della trasfusione, e di farlo col trasferimento in massa degli elettori da una Partito all’altro con la tecnica che il neuromarketing applica negli spot pubblicitari.

Niente di originale, è roba vecchia, intuita tanto tempo fa da Adorno, sperimentata e sviluppata all’Harvard Medical School di Boston sulle scimmie.

Una tecnica via via affinata in campo commerciale dove viene applicata agli spot pubblicitari e che si basa sul comportamento del cosiddetto “neurone dello shopping”.

E’ il soprannome affibbiato a un complesso neuronale situato nella corteccia orbitale e frontale del cervello umano per i meccanismi istintivi e automatici della sua risposta a determinati stimoli che viene sfruttata nell’orientare l’acquisto di un prodotto piuttosto di un altro.   

Si tratta, in parole povere, di mettere in testa alla gente un interruttore, una specie di segnalibro, che gli addetti ai lavori chiamano marcatore somatico, che accende il neurone che costringe a scegliere il prodotto di una specifica marca.

I pubblicitari li creano nei confronti dei destinatari degli spot con associazioni il più possibile appaganti e positive tra acquirente e brand usando come materia prima le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo che vanno dall’humour al dolore, dalla paura alla tenerezza, e mille altre pulsioni dell’animo umano suscitate da esperienze sensoriali diverse basate sulla vista, sul tatto, sull’udito e sull’olfatto e anche semplicemente immaginarie e virtuali. 

E’ esattamente la tecnica adottata nel trapianto in massa degli elettori dal Movimento 5 Stelle al PD in Emilia Romagna e che per accendere il “neurone del voto” ha usato un marcatore somatico animale, come il cucciolo di Labrador che pubblicizza il rotolo di carta igienica, però un pesciolino volutamente tenero, stupido e ammassato per marcare visivamente l’alluvione umana.

L’imagining e il packaging della sardina è volutamente goliardico, disadorno, spontaneo, ingenuo e naif, non sponsorizza nessun candidato ma si limita a accendere l’arco voltaico tra l’elettore in standby e la partecipazione al voto per reagire a un pericolo identificato in Salvini come portatore di valori negativi generici esibiti indirettamente e spesso in maniera grottesca e caricaturale.

La regia, la coreografia e l’ambientazione nelle città più popolose e l’eco mediatico sui media hanno amplificato il fenomeno a dismisura, così l’operazione chirurgica è riuscita ma un paziente è morto.

Otto giorni fa, quando era troppo tardi per prendere le contromisure strategiche, annotavo in questi termini la situazione.

Uno di loro, von Clausewitz, ha modernizzato la massima del Maestro [Lao Tze] secondo cui la miglior battaglia è quella che si vince senza combattere ma pilotando il destino del proprio nemico”.

Otto giorni dopo in Emilia Romagna gli strateghi di sinistra hanno dimostrato di essere abili piloti e hanno vinto una battaglia.

Però hanno un morto in casa.

Post scriptum: il morto è il M5S e “IV” di Renzi è il suo becchino, come accade un anno dopo.