Crisi di Governo, nel buio della tempesta Fico è un lampo esplorativo nel deretano di Giuseppi e il detto genovese mi viene ricordato da Facebook che mi ripropone un post di un anno fa.
Le elezioni suppletive in un Collegio di Roma dove si candidava Gualtieri, ministro non parlamentare, sono state l’occasione per tracciarne il profilo che a distanza di un anno è illuminante sulle sventure che ha procurato all’Italia.
Ecco il post.
Accadde oggi, 30 gennaio 2021, un anno fa: Bruno Giri sta leggendo “Frasi-Celebri”.
“Sono finiti i tempi quando in politica si scrivevano ponderosi volumi, nessuno li leggeva ma servivano a marcare il territorio di appartenenza ideologica, come per la Bibbia, il Vangelo o la Torah in religione.
Oggigiorno si è smesso non solo di scrivere ma anche di fare lunghi discorsi, la politica è regredita al linguaggio muto delle faccine, dei segni e dei gesti e quando parla lo fa con una frasetta didascalica dell’emozione che intende suscitare in chi li guarda.
La sardina stilizzata è l’ultima emoticon uscita dal laboratorio della psico-linguistica di sinistra, l’ultimo gesto è quello di Salvini davanti a un citofono mentre i segni dell’ultima ora si vedono nelle smorfie, linguacce, strabuzzamenti degli occhi e sghignazzamenti a commento dello scampato pericolo in Emilia Romagna.
Roba vecchia, antica e superata, vista sulla 7 nella remota serata di ieri, adesso la politica usa Snapchat l’app di messaggistica che coglie l’attimo fuggente nella tempesta e subito dopo, come un lampo, lo disperde nell’etere oppure secondo Beppe Grillo da un’altra parte.
Oggi giovedì 30 gennaio, il buongiorno a reti unificate della sinistra arriva all’alba dal PD attraverso la emoticon paciosa e ridanciana del Ministro dell’Economia con un sottotitolo sedativo e tranquillante: “Il Pd che si apre non deve perdere i moderati”.
Uno si chiede cosa ci azzecchi con il suo compito al Ministero dell’Economia ma poi la didascalia spiega che è candidato alle elezioni suppletive del prossimo 1° marzo nel collegio uninominale di Roma Centro a sostituire Gentiloni in un santuario rosso blindato.
Il gesto è quello del ministro attacchino mentre appende la gigantografia del suo faccione allegro da parroco di campagna fuori dalla sede del proprio comitato elettorale di fronte al Circo Massimo.
Quanto ai segni, possiamo dire che il deretano dei 150.000 elettori del collegio di Trastevere, Prati, Testaccio, Castro Pretorio, Celio e rioni affini è stato risparmiato finora dai lampi del Ministro attacchino e il lampo per loro si è disperso nell’etere.
Centrato in pieno, invece, quello moderato dei 70mila soci azionisti e obbligazionisti della Banca Popolare di Bari che si sono visti azzerare il valore dei loro titoli che per molti di loro rappresentano il risparmio di una vita, mentre il 10 gennaio scorso il ministro attacchino annunciava trionfante: “Niente perdite per chi ha depositi”, perché per lui il popolo è quello degli affaristi del business-to-business e non del popolo dei risparmiatori.
Anche il lampo: “Quota 100 non la rinnoveremo” scagliato dal ministro fai da te il 4 gennaio scorso contro i pensionati moderati anche se colpisce in scala ridotta l’elettorato di un solo collegio contribuisce alla emoticon del personaggio, come del resto tanti altri lampi, tipo l’annuncio che “La prossima manovra sarà espansiva” da lui lanciato il 14 settembre dall’ECOFIN e poi abbiamo visto il seguito.
Ma la perla che dovrebbe far riflettere i 150.000 elettori romani è quella del MES o Fondo salva-Stati, che Macron e la Merkel intendono riformare per coprire con i soldi dei risparmiatori italiani attraverso il bail-in delle nostre banche i crediti tossici che ingolfano le loro casseforti.
Il 28 novembre il ministro attacchino dichiarava testualmente: “Il testo è concordato e se chiedete se è possibile riaprire il negoziato vi dico che secondo me no, il testo del trattato è chiuso.”
Alla sollevazione popolare vi è stata la precipitosa smentita e retromarcia di Giuseppi, è seguita una seduta infuocata in aula e in commissione e il negoziato è tutt’ora aperto.
La cosa mi ricorda per i 150.000 elettori del cuore di Roma il gesto di un romano DOC, Alberto Sordi, quello dell’ombrello all’indirizzo loro e di tutti gli italiani e con sotto una didascalia, quella dell’altro Grillo, il Marchese, quando Sordi spiega al popolo come lo considera.