Oggi Facebook mi ricorda un post dell’anno scorso quando commentavo la gaffe del fotografo dei Benetton sulle vittime del crollo del ponte “Morandi” a Genova, parole inopportune che li hanno costretti a prendere le distanze da lui e dalle strette implicazioni tra il fattaccio e la campagna elettorale in Emilia Romagna dove Toscani ha contribuito a creare il “Golem pubblicitario” delle sardine lanciato in soccorso al PD di Bonaccini in forte affanno.

È stato l’inizio della fine di un fenomeno artificiale, virtuale e pubblicitario, quello delle sardine, e mi fa piacere riviverlo un anno dopo.

Ecco il mio post.

“Accadde oggi, 4 febbraio 2020, un anno fa: Bruno Giri sta giocando a “Magic Eye 3D Illusions”.

 On peut s'arrêter quand on monte, jamais quand on descend”, detto da Napoleone c’era da credergli e molti erano della stessa opinione pensando a una inarrestabile discesa del centrodestra dopo la Waterloo in Emilia Romagna. 

In attesa di mandare Salvini a Sant’Elena, la giubba di Wellington se l’era messa uno Zingaretti redivivo dopo i due anni di esistenza postuma del PD massacrato alle politiche del 4 marzo 2018 e ridotto come quel saracino che “del colpo non s’era accorto e andava combattendo ed era morto”.

Le cose, però, sono andate diversamente dalle attese perché, a conti fatti, il bicchiere del centrodestra per i politologi è risultato mezzo pieno e i sondaggisti sono stati concordi sulla inarrestabile crescita della coalizione sia pure con qualche assestamento al suo interno.

Viceversa sul fronte opposto la miracolosa resurrezione del PD a Bologna si è rivelata una vittoria di Pirro per il crollo del Partito a Reggio Calabria dove aveva la Presidenza della Regione e per l’immatura fine dei grillini, evaporati in entrambi i collegi elettorali.

Fino a ieri la mobilitazione delle sardine era per il PD una specie di premio di consolazione ma da oggi le cose sono cambiate per colpa di alcune maldestre iniziative dei loro portavoce con impatto negativo nell’opinione pubblica.

E’ immediatamente scattato il soccorso rosso dell’apparato radical chic del PD che ha montato e gonfiato un aspetto assolutamente secondario della faccenda, quello dell’incontro amicale del quadrumvirato ittico con il fotografo che dalle parti di Treviso si occupa del centro culturale di comunicazione del gruppo industriale Benetton.

Sono volate parole grosse e manco a dirlo aggettivazione pesante e colorita a carico di chi aveva osato insinuare dubbi e sospetti su un’agape culturale fraterna.

Il fatto è che questa volta l’espediente di buttarla in caciara non poteva funzionare, l’aspetto primario da occultare era troppo ingombrante per farcela e soprattutto era imbarazzante.

Tutto a causa della proprietà transitiva dell’amicizia, per cui quella tra le sardine e il fotografo è transitata a uno dei suoi tanti amici, Luciano Benetton, il cui nucleo familiare detiene il 30 % di Atlantia la quale a sua volta detiene il pacchetto azionario di “Autostrade per l’Italia” concessionaria di buona parte della rete autostradale italiana.    

E qui è scattata per la seconda volta la proprietà transitiva di un’altra parola, causa, quella che nel Medioevo i glossatori di Bologna hanno sintetizzato nel brocardo: “Causa causae est causa causati” nel senso che la responsabilità diretta del crollo del ponte Morandi è delle persone che gestivano la società concessionaria e quella indiretta di chi ce le ha messe, cioè di Atlantia.

A questo punto ha ragione la famiglia Benetton a protestare contro la sua chiamata in causa da parte di “Giggino ‘o Statista” per una responsabilità di questo genere, di carattere civile, e lo ha fatto in modo lapidario con l’incipit della famosa lettera aperta: “Trovo necessario fare chiarezza su un grande equivoco, nessun componente la famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade.”

Dunque se l’aspetto primario non è questo e neppure lo è il feedback del ritiro di Atlantia dalla cordata delle Ferrovie per salvare Alitalia, cos’altro può esserci nella faccenda da avere effetti tanto dirompenti?

E qui, come si dice, casca l’asino, anzi due.

Il primo portava al Cenacolo bolognese di Prodi, a Micromega e all’Alma Mater Studiorum, ambienti che a prima vista sembravano gli incubatori delle sardine, un po’ come i moti studenteschi del ’68 e un po’ come i riti goliardici, ma poi sentendole parlare e osservando le loro improbabili fasce di età a cascare più che un asino era un somaro avanti negli anni.

A questa pulce nell’orecchio se ne aggiungeva una seconda riguardante la spontaneità degli eventi che faceva a pugni con la regia delle masse cinematografiche impegnate negli eventi, con la scenografia e la coreografia e soprattutto sulle risorse finanziarie che questa imponente macchina del consenso necessariamente richiedeva.

Il secondo asino a cascare è lo stato lo slogan” “Campagna d’odio” coniugato automaticamente contro Salvini appena apre bocca o fa un gesto ma usato anche da Luciano Benetton per denunciare le ingiuste accuse nei confronti suoi e della sua famiglia per la tragica vicenda Autostrade.

E’ come una parola d’ordine, un corpo contundente messo in mano al PD e alla galassia dei movimenti, micro-partiti e UFO in avvicinamento, dal fotografo in questione, storico artigiano della materia.

L’aspetto primario è questo, l’illusionismo, inutile che Facebook cancelli la fotografia che ritrae l’agape amicale nei paraggi di Treviso.

E’ sufficiente infatti per capirlo percorrere a ritroso i quarant’anni di formidabile attività pubblicitaria del binomio ritratto con le sardine per rendersi conto che la campagna elettorale in Emilia Romagna è stata come incantata, drogata, ipnotizzata e sequestrata con i medesimi schemi, criteri e artifizi con i quali si organizzano i grandi eventi alla Greta Thunberg, dall’entertainment allo sport, dalla moda alla cultura, fino  alla politica, e che le sardine e le giaculatorie sull’odio, sul fascismo e sul razzismo hanno un preciso marchio di fabrica, come il logo di un lancio pubblicitario.

Quanto alle risorse finanziarie se fossimo un Paese civile qualcuno dovrebbe dargli un’occhiata, la loro tracciabilità permetterebbe di risalire alla fonte, per molto meno si rovina la povera gente con uno scontrino o un POS e piacerebbe non solo agli emiliani e romagnoli conoscerla ma anche a tutti gli italiani.

Per molto meno negli USA Trump e la sua campagna elettorale sono finiti sotto indagine per manipolazione del voto, ma qui siamo in Italia.”

Post scriptum: poi l’anno dopo Trump è stato cacciato dalla Casa Bianca con i medesimi metodi ingannevoli, ma più potenti, raffinati e diffusi. Però sempre i medesimi metodi.