Questa mattina Facebook mette il dito nella piaga sanguinante della Giustizia secondo Grillo, ma che dico: “Giustizia? No, Giustizialismo!” cieco, feroce e crudele.

Lo fa con la legge “SPAZZACORROTTI” del Guardasigilli Bonafede e io un anno fa ad oggi ne facevo oggetto di amare considerazioni in un post che ripubblico.

Eccolo.

“Accadde oggi, 16 febbraio 2021, un anno fa: Bruno Giri sta leggendo “Les Autodafeurs”.

L’altro ieri, 14 febbraio, era San Valentino, l’anniversario dell’omonima strage di Al Capone in un garage di Chicago nel quale Billy Wilder ha ambientato l’incipit del suo film capolavoro “A qualcuno piace caldo” che è anche Premio Oscar dell’aforismario mondiale per la battuta di Joe Evans Brown “Well, nobody's perfect” quando viene a sapere di essersi innamorato di Jack Lemmon.

E’ vero, nessuno è perfetto, però Giuseppi e il suo “Guardasigilli rubato alla movida” ieri sera hanno esagerato e stamattina al risveglio se ne accorgono tutti con una rapida occhiata al disegno di legge-delega partorito “a Italia morta” dal Consiglio dei Ministri “per l’efficienza del processo penale e per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d’appello”.

Non è il caso di disturbare i Numi dell’Olimpo del diritto penale, di quando l’Italia ne era la “culla” e il processo il “bambino”, basta fermare per strada il primo povero Cristo che passa e mostrargli la “culla vuota” perché anche lui si renda subito conto di cosa è stato buttato via con l’acqua sporca.

Ieri sera a fronte dell’entrata in vigore al 1° gennaio 2020 della Legge “Spazzacorrotti”, e quindi “a Messa detta e Vespro cantato”, Palazzo Chigi assomigliava a San Pietro a compieta nel Salterio della Liturgia delle Ore quando con l’ultimo salmodiare l’officiante si raccomanda l’anima a Dio, il quale abita al Quirinale.

L’Onnipotente era stato avvertito per telefono da Giuseppi del ritorno a Firenze del Savonarola che sulla prescrizione lo aveva esortato “a fare penitentia de li soi peccati, perché il flagello si appropinqua” e il Dio in terra lo aveva invitato per la legge del contrappasso a “stare sereno” mentre lui mandava il Borgia a far legna nel bosco.

A “Giggino ‘o Statista” i compari di Pomigliano d’Arco avevano svelato il mistero della prescrizione con il detto di don Salvatore: “A cera se struje e 'a Prucessione nun cammina!” e lui al “Guardasigilli rubato alla movida” aveva ordinato di spegnere le candele con la “Spazzacorrotti”.

L’eresia di Savonarola riguarda la cera sciolta dalla prescrizione, però a spese del povero Cristo trascinato dallo Stato giustiziere in una eterna Processione che non cammina e condannato a rimanervi al buio e per il resto dei suoi giorni.

Qui non si tratta di errore giudiziario, anzi diventerebbe una vittoria lo stesso monito della Repubblica veneta ai giurati “Ricordeve del poaro fornareto” perché almeno, giusta o ingiusta, finalmente la Processione finirebbe con una sentenza definitiva e la morte sarebbe una liberazione.

Da Santa l’Inquisizione è diventata Laica ma il rito dell’auto-da-fè rimane lo stesso, l’unica variante è il supplizio, non più il rogo ma la tortura giudiziaria “usque ad ultimum exitum vitae”.

Nell’aldilà Fra Diego La Matina arrostito a Palermo su ordine dell’Arcivescovo di Monreale Monsignor Luis Alonso de los Cameros come eretico e assassino del Grande Inquisitore Juan Lopez de Cisneros almeno nell’aldiquà ha trovato consolazione e pace nell’immortalità alla quale Leonardo Sciascia lo ha consegnato col romanzo “La morte dell’Inquisitore”, ma noi?

La presunzione di colpa “iuris et de iure” che il regime inquisitorio dello “Spazzacorrotti” imprime fin dalla nascita come un marchio di fuoco indelebile su ognuno di noi si direbbe a prima vista temperata e ammorbidita come il battesimo che ci libera dal peccato originale.

Ma è una illusione ottica, un inganno come la cambiale “a babbo morto”, perché non si tratta di una legge che ne tempera e ammorbidisce un’altra, ma di “flatus vocis”, parole in libertà, flatulenze alle quali non corrisponde nulla.

L’articolo 1 del regalo di San Valentino contiene la ipotetica delega che il Parlamento dovrà dare al Governo per poter introdurre in ipotetici decreti legislativi le eterne giaculatorie sulla Giustizia penale indicate negli articoli successivi del Capo I°, dopo di che la materia di banalissime circolari diventa legge nel Capo II° di tre soli articoli riguardanti l’arretrato con i quali Gesù Cristo ordina a Lazzaro di alzarsi e alla Processione paralitica di camminare.

In sostanza, Giuseppi e il suo “Guardasigilli rubato alla movida” sono al Governo da due anni e in ambedue le sfumature del giallo, verde e rossa, dovevano far parlare le cose, il loro motto doveva essere “lllud opus facere et istud non omittere” mentre quelle di ieri sera non sono state neppure parole ma prese per il culo all’indirizzo di Savonarola.

Quanto a noi la legge “Spazzacorrotti” ci nega anche la compieta quando il presunto colpevole raccomanda la sua anima all’altro Dio, quello che sta nei Cieli, e ci fa tornare al Medioevo quando era in vigore la legge incisa sui muri delle celle: “Innocens noli te culpare; si culpasti, noli te excusare; verum detege, et in Domine non confide.”