Un anno fa Draghi era un tranquillo pensionato che a Città della Pieve in provincia di Perugia si godeva il meritato riposo dopo una esistenza di studio e di lavoro che gli aveva dato grandi soddisfazioni e altrettanto prestigio all’Italia nel mondo.
Per non arrugginirsi scriveva come freelance su riviste finanziarie internazionali e un anno ad oggi sul “Financial Times” aveva pubblicato la sua ricetta per uscire dalla crisi pandemica.
La ricetta era nient’altro che la versione finanziaria della terapia intensiva iperbarica con il debito pubblico che pompa euro-ossigeno nei polmoni delle aziende a costo zero.
Agli inizi i Paesi con i caveau pieni e il PIL scintillante, Germania, Austria e Olanda in testa, vedevano il debito pubblico come fumo negli occhi e il suo Profeta italiano come un pericoloso eversivo da imbavagliare.
E io, all’epoca, sbirciavo sotto il bavaglio di quel pensionato eversivo con un post profetico.
Eccolo.
“Accadde oggi, 1° aprile 2020, un anno fa: Bruno Giri sta leggendo “Xinhua News Agency Middle East Regional Bureau”.
I cinesi sul termometro delle loro fabbriche più piccole e di proprietà privata hanno un indice che si chiama “Caixin / Markit Manufacturing Purchasing Managers (PMI)” e il punto di equilibrio tra crescita e decrescita è 50,0.
Al primo di ciascun mese i cinesi fanno entrare l’oceano dentro a quel numero che è quello del mese precedente, rilevato ufficialmente e riscontrato con sondaggi basati su criteri anch’essi ufficiali: a febbraio era 40,3 cioè il minimo storico e questa mattina 1° aprile il valore di marzo è 50,1 con il riscontro dei sondaggi che lo portano addirittura al 52,0 però “drogato” dall’aggiunta di una categoria di produttori di proprietà statale che sono più grandi.
Subito dopo Pasqua noi saremo come i cinesi al 1° febbraio, più o meno come loro.
Draghi ha scritto la ricetta sul Financial Times con le banche che fanno credito a costo zero alle aziende dietro garanzia dello Stato così salvando occupazione e PIL cioè pace sociale e economia.
Per farlo lo Stato italiano deve indebitarsi e l’Europa glielo permette perché ha sospeso il patto di stabilità, cioè gli ha tolto il guinzaglio e la BCE compra le sue cambiali “a babbo morto” fino a 750 miliardi di euro entro il 31 dicembre, come in passato fece Draghi quando era lui il Governatore al posto della Lagarde.
Ma il babbo non è morto, il COVID-19 tiene ancora ferma la produzione ma non i costi rigidi di lavoro, tasse e ammortamenti che lo aiutano a farlo morire.
La Germania, l’Olanda e l’Austria hanno la loro bomboletta di ossigeno e rifiutano di firmare un “Piano Marshall” europeo per assorbire i danni di guerra e consentire all’economia del Continente di superare l’asticella del 50,0 come i cinesi.
Ma l’ossigeno è Mercedes e Unilever e a chi venderanno loro prodotti se i compratori europei sono alla fame? Ai cinesi? Agli africani? Oppure agli USA di Trump coi dazi protezionistici?
Non mi sembra intelligente il “No” dei Paesi dell’Europa del nord, posso sbagliare, ma il dubbio rimane.”
Post scriptum: in soli 365 giorni gli euromistici economisti PD innamorati della Merkel sono passati da dragofobi a dragofili mentre malinconicamente tramontava la loro Musa e dal cielo calava Draghi, il Deus ex machina.