Accadde oggi, 11 giugno, però di un anno fa, del 2020, quando postavo su Fb queste considerazioni su cose che adesso vengono scoperte da tutti con stupore e meraviglia, anche dalle Procure della Repubblica.
“Con in tasca la patente ministeriale di professore di economia e scienza delle finanze negli istituti di istruzione superiore potrei fregiarmi del titolo di professore e di scienziato ma fino a oggi ho tenuto gelosamente nascosta la cosa perché nella vita ho fatto un altro mestiere.
Per più di 40 anni ho dato puntuale e diligente esecuzione agli indirizzi degli Enti pubblici per i quali da burocrate e dirigente ho lavorato.
Enti amministrati da funzionari onorari indicati dai partiti politici e eletti dal popolo secondo i canoni della democrazia.
La politica attraverso i suoi rappresentanti decideva la ricetta e in cucina io la applicavo ai fornelli, la liturgia è questa, da sempre, per me e per chiunque altro facesse lo stesso mestiere mio.
Pensare invece che il “decisore” potessi essere io perché la politica me lo chiedeva era come andare a Napoli da Gino Sorbillo e sentirsi chiedere da lui come si fa una pizza.
Ci voleva il virus a confermare che anche in questo campo la realtà supera sempre la fantasia, con il “decisore politico” che per pudore e vergogna si fa dire di giorno da burocrati, tecnici e scienziati quello che di notte fa finta di decidere.
Covid 19 ha scoperto gli altarini perché la sua novità, violenta e imprevista, ha spiazzato tutti dall’OMS in giù, lungo le Università e gli istituti di ricerca, gli ospedali e le industrie farmaceutiche e sanitarie fino a raggiungere il mondo incantato della comunicazione, i social, i talk-show e l’esercito degli influencer, dei lobbysti e dei persuasori occulti.
Nella Fase 1 il Comitato Tecnico Scientifico è stato la foglia di fico che copriva le vergogne del “decisore politico” ma adesso nella Fase 2 quando bisogna decidere come risarcire i danni prodotti dalle misure prese in quella precedente e cosa fare per riprendere la navigazione le task force e i burocrati fanno un passo indietro.
Non solo, ma indossano i guanti e la mascherina e si cercano un alibi perché si è accesa la curiosità delle Procure su chi c’era dietro quella foglia di fico a decidere sulle zone rosse al tempo delle stragi silenziose.
Questo perché uno come me nella pizzeria di via dei Tribunali deve aver dato a Gino Sorbillo la ricetta sbagliata.”
Post scriptum: il seguito lo trovo da qualche giorno sui verbali desegretati per ordine della Magistratura.