Pensandoci bene, sono passato attraverso tre guerre, quella in Spagna dove ho perso lo zio Remigio in camicia nera e poi le altre due, combattute da mio Padre, suo Fratello, in Russia la Seconda Mondiale in grigioverde e in val Sangone quella di Liberazione col Tricolore di “Gielle”, giustizia e libertà.
Ero piccolo ma l’odore mi è rimasto nelle narici e non è l’odore della guerra di oggi in Ucraina.
All’apparenza c’è, come allora, lo scontro tra due ideologie antitetiche che non possono convivere senza combattersi, una democratica e l’altra autoritaria, una pacifica e l’altra violenta, la libertà contro la tirannide.
Ma l’apparenza inganna e lo fa usando paradigmi ingannevoli tipo guerra fratricida, Caino e Abele, o tipo genocidio e crimine di guerra, Auschwitz e “Norimberga 2 la Vendetta”.
So benissimo che l’inganno spesso si veste da ossimoro e il fratello ammazza il fratello “per liberarlo”, come da noi con Salò e come Bandera e Shukhevych da loro, ma la sostanza oggi, secondo me, è radicalmente diversa.
È la saga di un Popolo e di due Nazioni che si dilaniano per un tragico equivoco e per un assurdo malinteso a beneficio di Satana che li provoca e li sobilla, tutto lì.
Più che di un equivoco forse è il caso di parlare dei postumi della sbornia sovietica dalla quale le due Nazioni slave non sono ancora uscite.
Una è rimasta imperatrice ma soltanto con un pulviscolo di satelliti amministrativi, l’altra continua ad essere un popolo meticcio ma con pedigree democratico al guinzaglio dei nuovi padroni.
L’equivoco riguarda “vassallaggio” oppure “irredentismo” di territori secolarmente percorsi, devastati e sconvolti da guerre e da deportazioni subite da tartari, cosacchi, ottomani, russi e da tante altre etnie indigene minori.
Un po’ come se gli sloveni rivendicassero Trieste, Gorizia e Udine o se noi invadessimo l’Istria e la Dalmazia, per capirci.
O meglio, è come se l’Istria e la Dalmazia, per assurdo, con l’aiuto dell’Italia si fossero rese autonome dalla Slovenia e Lubiana da otto anni le prendesse a cannonate.
Poi, si sa, la guerra è come le ciliegie, e l’appetito vien mangiando, ma questa è un’altra storia.
Il tragico equivoco si potrebbe chiarire subito, un pò come noi lo abbiamo chiarito con la Slovenia, senza con questo mai dimenticare le foibe.
Basterebbe che la Russia e l’Ucraina si riprendessero dalla sbornia e si accorgessero che a questo mondo una “Federazione del Donbass e di Crimea” può esistere e vivere tranquillamente “senza”, ma non “contro”, di loro se una abbandonasse i sogni imperiali e l’altra l’american dream in salsa smetana.
Putin il 16 marzo scorso tra i motivi della sua “Operazione Speciale” ha messo anche il diritto di quelle popolazioni a “Vivere secondo le leggi e le tradizioni dei loro antenati, parlare la loro lingua madre, crescere i propri figli come vogliono” anche perché, aggiungo io, il 1° luglio 2021 con la famigerata “Legge dei popoli indigeni”, Zelenski, ispirato da Satana, aveva vietato tutto questo ai russofoni imponendo l’ucraino come lingua unica obbligatoria.
È solo un aspetto, se vogliamo, marginale però esemplificativo dell’assurdo malinteso alimentato dalle alchimie di Satana che alle due Nazioni ha strappato le anime patriottica e cristiana mettendole una contro l’altra.
Il malinteso patriottismo è quello nazista ucraino che ha combattuto contro il malinteso patriottismo comunista russo, entrambi defunti ma resuscitati dalla mitologia satanica che li alimenta con simboli e fantasmi, gli Orazi contro i Curiazi e Cesare contro Pompeo.
Tutta colpa delle asimmetrie: la “smilitarizzazione” avrebbe un senso per proteggere l’ipotetica “Federazione del Donbass e di Crimea” dagli irredentisti ucraini e invece Satana piazza missili intercontinentali ai suoi confini e costringe Putin ad alzare il tiro.
Peggio ancora con la “de-nazificazione” di Putin: una guerra contro un nemico che assomiglia alla “muleta” che nell’arena eccita, distrae e stordisce il toro.
Ci vuole poco a capirlo, è sufficiente qualche esempio.
Anzi qualche percentuale, come l’83,5% della popolazione credente di ambedue le Chiese ortodosse ucraine e della Chiesa greco-cattolica che è radicalmente contraria all’esagerazione folle e isterica dei cosiddetti ed estemporanei “diritti civili Lgbt+” e alla loro solenne e ufficiale celebrazione ancor prima del “VI° Kyiv Pride” fortemente voluta da Zelenski, ispirato da Satana, il giugno 2018 non appena eletto alla presidenza il mese di maggio precedente.
In quella percentuale dell’83,5% è presente il Paese reale e non soltanto quelli di “Settore destro”, microscopica realtà nostalgica che 70 anni dopo rivive la IIa Guerra di Indipendenza quando Bandera vendette l’anima a Hitler in cambio di una effimera repubblica ucraina da scagliare contro l’Impero Sovietico.
Rovesciando la frittata, la famigerata “Legge dei popoli indigeni” è stata approvata il 25 aprile 2019, un anno dopo l’elezione di Zelenski, da una Verkhovna Rada dove la magistratura ha epurato i deputati “russofili” e “avvertito” quelli contrari a introdurre l’ucraino “lingua di Stato”, unica e obbligatoria, in una società multietnica nella quale il russo, il polacco, l’ungherese, il rumeno, il ruteno, il bulgaro, il moldavo, il greco, il tartaro e altri dialetti come il surzhik e il trasianka sono maggioranza che si avvicina a quell’83,5% di prima.
Qui la filologia non c’entra e neppure la razionalizzazione e semplificazione amministrativa che rientrano nelle competenze delle autonomie locali, qui siamo al razzismo satanico predicato dal 90 % della tv, praticato da pubblicità, servizi, sanità, scienza, tutti tradotti nella lingua unica di Stato resa obbligatoria per l’industria cinematografica ed eventi culturali e ricreativi e ostacolo preclusivo da superare nei concorsi pubblici e nelle iscrizioni universitarie.
Ma la dimostrazione dell’assurdo malinteso sulla “denazificazione” arriva dal sequenziamento del genoma del “neo-nazismo” ucraino e dalla individuazione della sua “variante satanica” dei due segmenti “politico governativo” e “militare mediatico” che al riparo da missili e bombe arruolano, irreggimentano, armano e mettono nelle mani degli istruttori satanici nucleotidi sani ma tatuati, nucleotidi venali a contratto e nucleotidi già infetti di loro per grane con la Giustizia ordinaria.
Azovstal è il sequenziatore come la Lubianka lo era ai tempi di Stalin, l’edificio più alto del mondo perché da lì si vede la Siberia, dove finiranno questi “neonazisti” carne da cannone.
A questo punto l’assurdo malinteso dovrebbe essere chiaro a tutti e per risolverlo non serve un denazificatore in Ucraina ma un esorcista a Washington dove Draghi ieri è andato a baciare la pantofola a Satana.