Dall’Album delle Incompiute di Bruno Giri

 

Villa Agnese, poi Villa Ogle e infine Villa Vista Lieta, più nota col nome di Villa Boyd, a Sanremo, in località Berigo nella vallata del rio Foce sul sedime dell’antica torre di avvistamento dei Sapia de Lencia, fatta costruire nel 1901 su progetto di Pietro Agosti dal colonnello inglese Morgan Darljimple Treherne baronetto di Mexborough per farne dono a sua moglie la baronessa Agnese di Groppello.

Venduta nel 1912 a sir Thomas Boyd, antiquario, nel 1931 è quindi passata in eredità a sua figlia lady Daisy Boyd, vedova di sir Henry Angill Ogle e, tre anni dopo, è stata da lei donata a Benito Mussolini a suggello di una tenera amicizia risalente ai tempi del “Popolo d’Italia” e proseguita fino al passaparola confidential con il primo ministro inglese Chamberlain.

Il Duce, a sua volta, l’ha trasferita al Demanio dello Stato per destinarla a “casa di riposo per ufficiali pensionati senza famiglia” come spiega una lapide datata XI novembre XCMXXXVI, quindicesimo dell’era fascista.

Le cronache dell’epoca ricordano il fastoso matrimonio con la partecipazione del Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano testimone dello sposo avvenuto il 3 gennaio 1937 tra Mario Badoglio primogenito del generale, marchese del Sabotino e duca di Addis Abeba, e la contessa Giuliana Rota di San Vito, discendente dei baroni inglesi per parte di madre.

La gestione in uso del maestoso edificio dal tetto in ceramica policroma composto da una cinquantina di camere e la cura botanica del suo splendido parco sono state di conseguenza affidate al mitico Istituto nazionale «Vittorio Emanuele III», che in epoca più recente sarà vessillo e icona della leggendaria resistenza degli enti inutili alle Termopili della spending review.

Costituito il 14 luglio 1907 sotto il titolo di istituto di beneficenza per gli ufficiali di terra e di mare e per le loro famiglie meno favorite dalla sorte, l’anno successivo è stati eretto a opera pia ma soltanto 35 anni dopo avrà un proprio statuto ad interpretare la beneficienza come sussidio in danaro e come ospitalità a tempo indeterminato a Sanremo nella dimora dei baroni inglesi.

Il “Vittorio Emanuele III” supererà brillantemente l’impatto con la riforma regionale del 1975 evitando addirittura il siluro di una proposta di legge di iniziativa popolare del gennaio-marzo di quell’anno e rifugiandosi tra gli enti morali con personalità giuridica di diritto privato a struttura associativa esclusi dalle funzioni trasferite o delegate o attribuite e veleggerà tranquillamente lungo ben sette Finanziarie tra il 2002 e il 2008 compreso il decreto-legge Tremonti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria per poi finire sotto la mannaia di Cottarelli.

Ma nel frattempo il “Vittorio Emanuele III” aveva perduto l’uso del suo gioiello più prezioso, appunto Villa Boyd di Sanremo, perché i N.A.S. dei Carabinieri di Genova nell’agosto del ’99 avevano ispezionato l’immobile contestando agli otto generali ultraottantenni tutti regolarmente residenti l’utilizzo irregolare e abnorme di una struttura alberghiera sprovvista della necessaria licenza.

A febbraio del 2000 intervenivano anche i vigili urbani e finalmente, su sollecitazione dei N.A.S. dei Carabinieri di Genova, a maggio il Comune ordinava la chiusura e lo sgombero dell’edificio che entrava in possesso dell’Agenzia del Demanio che la teneva saldamente in pugno non ostante la legge del 2010 sul trasferimento agli enti territoriali dei beni demaniali non strumentali.

Sempre a proposito di Carabinieri va detto, per inciso, che una limitata porzione in basso dell’immenso parco della villa era già rientrata nella disponibilità demaniale ed era stata utilizzata dal Ministero della Difesa per costruirvi negli Anni Ottanta la caserma del Comando Compagnia che lasciava la vecchia sede di via Escoffier.

Grazie alla presenza marginale della caserma e applicando il teorema “una parte per il tutto” l’intero compendio monumentale liberty sarà presentato alla Conferenza Unificata “Stato-Regioni” come immobile in uso del Ministero dell’Interno per comprovate ed effettive finalità istituzionali e come tale trattenuto all’Agenzia del Demanio.

Oggi Villa Boyd non rappresenta soltanto una preziosa testimonianza storica, artistica, architettonica e paesaggistica ma è soprattutto l’ennesima conferma dell’attitudine schizofrenica dello Stato nelle sue varie articolazioni di darsi obiettivi che fanno a pugni tra di loro.

Da un lato il Ministero per i Beni e le Attività Culturali con decreto 21 agosto 2009 del Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Liguria dottor Pasquale Bruno Malara ha reso intoccabili la villa, il parco e le sue pertinenze in quanto “beni di interesse storico artistico particolarmente importante” e come straordinario esempio di raffinata architettura eclettica.

Dall’altro lato l’Agenzia del Demanio, Direzione Regionale Liguria, ha messo all’asta la villa al prezzo base di 9 milioni 280 mila euro commercialmente condizionato da una destinazione urbanistica che renda economicamente sostenibile un simile investimento immobiliare.

Tramontata l’idea iniziale di farne sede staccata del D.A.M.S. di Imperia con laurea triennale in Arte, Musica, Cinema, Teatro, la Regione e Comune di Sanremo, nel 2012 hanno esplorato la possibilità di dare alla villa una destinazione urbanistica alberghiera di livello medio-alto sul modello dell’hotel de charme francese, dei paradores spagnoli e delle pousadas portoghesi.

Gli assessori all’urbanistica regionale Cascino e al patrimonio comunale Berrino e il dirigente regionale Gian Poggi hanno verificato con convinzione tale possibilità ma poi non se ne è fatto più nulla.

Anche la Provincia di Imperia ha avanzato una proposta, oggi chiaramente superata dalla soppressione dell’ente che consisteva nella permuta di Villa Boyd con l’ex caserma Somaschini di sua proprietà e in uso al Comando Provinciale dei Carabinieri.

Addirittura il 18 settembre 2012 e quindi si direbbe ormai in articulo mortis, il Consiglio Provinciale ha approvato col voto contrario del solo PD un “Protocollo d’intesa Provincia-Ministero dell’Interno-Agenzia del Demanio” relativo alla permuta in questione.

La schizofrenia di Stato favorita dalla impotenza degli enti locali ci riporta in sostanza in una specie di “manomorta laica” sul modello di quella medievale quando la proprietà feudale terriera è stata sostituita dal diritto dominicale immobiliare che in capo alla Chiesa divenne perpetuo perché non trasmissibile per successione ereditaria, non soggetto alla tassa di successione e sostanzialmente improduttivo.

Esattamente ciò che accade oggi per Villa Boyd.

Nel frattempo lo Stato spende senza incassare un solo centesimo, come periodicamente si vede obbligato dai confinanti (ultimo il condominio “Villa Pace”) in conseguenza del degrado derivante dall’assenza di manutenzione periodica del parco e dalla infestazione del punteruolo rosso che ha già colpito 17 palme.

Non di incompiuta dobbiamo parlare ma di insaputa, perché tutti ignorano, o fingono di ignorare tutto questo, fino alla prossima scadenza elettorale con l’immancabile promessa di intervenire.