A gennaio del 2016 tra le 51 incompiute del mio Album facebook c’era questa, di Ventimiglia, che tre anni dopo, chiuso il quinquennio di totale inerzia dell’Amministrazione PD, Tano ha dovuto affrontare con i due assessori regionali Berrino e Scajola jr, il primo ai trasporti e il secondo al territorio.

Passi avanti se ne sono fatti e altri si sarebbero potuto fare senza la congiura di tre leghisti con la minoranza comunista del 23 giugno scorso.

Ecco il mio nodo al fazzoletto.  

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Parco ferroviario del Roya, può definirsi la classica “incompiuta di ritorno” perché poco dopo l’inaugurazione avvenuta il 5 maggio 1993 ha preso il via una graduale ed irreversibile strategia di smantellamento e di abbandono che prosegue inesorabile da oltre un decennio.

La spiegazione ufficiale si basa sulla sua inutilità dopo l’abolizione dei controlli doganali alle frontiere interne, avvenuta anche lei proprio nel 1993, con una decisione che nel trasporto su gomma ha eliminato le code ai valichi di confine e svuotato enormi autoporti come quello del Parco Roya-Bevera.

Ma nel trasporto su rotaia gli effetti sono stati minori, perché qui la sosta dei convogli solo in parte dipende dalle barriere e molto invece dalla rete dei circuiti interni e internazionali, dalla liberalizzazione delle linee, dalla disponibilità dei binari e dei carri merce omologati e dalla tipologia di merce trasportata.

Nel caso del valico ferroviario di Ventimiglia, addirittura, non sono mai esistite aree di sosta “dedicate” con binari riservati ai controlli doganali, aree che con l’abolizione sarebbero diventate inutili, dal momento che tutte le operazioni sono sempre avvenute direttamente nelle aree di movimentazione e traffico sui 25 fasci di binari in arrivo e in partenza e sui 6 di appoggio.

A questo motivo di perplessità se ne aggiunge un altro, riguardante il dialogo intermodale “gomma-rotaia” con l’autoparco Roya-Bevera sabotato attraverso la compressione tra le 13 e le 21 degli orari di apertura giornaliera e le varie limitazioni nella gestione delle 13 coppie di treni merci lunghi fino a 500 metri, ma soprattutto attraverso la mancata apertura e attivazione nel Parco del Roya-Bevera dei capannoni (deposito dei carrelli di servizio, stalla bestiame, magazzino merci) e dei binari del lavaggio e la mancata “terminalizzazione” dei treni merci per le industrie e gli operatori commerciali.

A tal riguardo va detto che fin dalla apertura erano state presentate da operatori italiani ed europei non soltanto commerciali ma anche industriali proposte e manifestazioni di intenti per organizzare e pianificare il transito e la terminalizzazione delle loro merci, offerte rimaste tutte inevase e messe a nanna in qualche cassetto.

È stato snobbato anche il dialogo con la S.N.C.F. francese e monegasca aperte alla collaborazione per prolungare la TGV da Nice Ville a Monaco-Montecarlo e Mentone con stazionamento terminale nell’autoparco Roya-Bevera.

Un altro “ramo d’azienda” condannato a morte al suo nascere è quello dell’officina, alla quale solo per le manutenzioni erano addette 500 unità lavorative e che è stato chiuso nel 2005 dopo una lenta agonia dettata dalla volontà di favorire l’RTM 21 (Reparto Territoriale Movimento) di Savona.

Eppure era un reparto al top dell’efficienza e all’avanguardia della tecnologia, con dotazioni importanti che andavano dagli otto binari “dedicati” (accesso, lavori-officina e ricovero carrello di lavoro) alle due gru per il sollevamento di container e carri / carrozze e al magazzino merci di grandi dimensioni.

Inoltre nell’officina, attrezzata con spogliatoi, docce e uffici, oltre alle manutenzioni ordinarie si eseguivano riparazioni cicliche e straordinarie e anche i collaudi dei carri, delle carrozze e dei locomotori, senza contare le commesse esterne come per l’allestimento dei tram di Palermo degli elettrotreni ad assetto variabile ETR600 di Trenitalia/SBB.

Ma lo smantellamento del Parco del Roya avviene soprattutto a beneficio dell’Alta Velocità Torino-Lione perché è dal 2006 che Trenitalia sposta da Ventimiglia su Modane, più convogli possibile per mostrare al mondo che il parco in Valle di Susa è saturo e che si trova sotto la pressione del traffico merci internazionale e poter così giustificare l’iniziativa duramente contestata dalla popolazione locale.

Ad accelerare lo smantellamento, sono sopraggiunte nell’ultimo decennio anche le iniziative d’Oltralpe prese a pretesto per ulteriori tagli.

Come, ad esempio, i lavori in corso sul versante francese nella galleria di Monaco, quelli per la “Troisième Voie” nei tratti tra Antibes e Cagnes sur Mer e tra Tolone e Marsiglia, con i quali e con la diminuzione del traffico che ne è seguita ha potuto essere giustificata la eliminazione dei sei binari d’appoggio che potevano invece essere usati per il trasporto container, di quelli del carrello officina e di due fasci di scarico.

Ma il colpo di grazia è abbastanza recente, risale al settembre 2012, quando R.F.I. ha decretato la soppressione di sedici binari di arrivo e partenza, il declassamento di altri sei in modo da far perdere loro l’idoneità alle partenze e disposto tutta una serie di interventi demolitori su binari e aste di manovra in grado di paralizzare sia il magazzino e l’officina per cui attualmente sono soltanto più disponibili cinque binari incluso quello libero per manovra dei locomotori.

L’inevitabile ingombro dello scalo ha avuto ripercussioni pesanti sia sul traffico passeggeri, con otto treni su quattro binari, ma soprattutto su quello delle merci nell’autoporto Roya-Bevera, che a fronte di segnali di ripresa soprattutto nella movimentazione container, ferro-cisterne trasportanti GPL, rotoli acciaio e pellets sconta pesantissimi ritardi per sosta dei carri ferroviari negli scali di transito di Mentone, Taggia, Albenga e Savona.

Ovviamente lo smantellamento ha anche riflessi “ambientali” e di immagine pesantemente negativi che colpiscono la città e il suo comprensorio sia per la situazione di abbandono e degrado dei 30 ettari lungo il Roya e sia anche per la condizione di manutenzione gli altri 10 ettari distribuiti tra il centro, il Bevera e il Nervia.

Uno dei più prestigiosi e apprezzati Parchi ferroviari europei offre oggi uno spettacolo desolante sotto il profilo del presidio territoriale e della difesa dai furti ricorrenti di arredi, materiali ed attrezzature, travagliato da gravi problemi di illuminazione, di asfalto, di recinzione e di vigilanza e sotto quello della sicurezza pubblica, con l’apertura di fatto e incontrollata a malintenzionati, tossicomani, writers, clandestini e ad ogni altro genere di figure.

Insomma, il quadro è quello e dovrà fare i conti con lui l’assessore regionale ai trasporti avvocato Gianni Berrino, che è di Sanremo e quindi vive nel regno delle incompiute, in questo caso alla rovescia.