Ormai in periferia la politica è questione di censo, è diventata una riserva di caccia per benestanti, solo loro se la possono permettere.

 

Man mano che ci si allontana da Roma -e poi dal capoluogo di Regione- la selezione della specie espelle politici/sindacalisti che a loro volta sono stati espulsi dalla Greppia Pubblica e consegna il logo di Partito al feudatario di turno che nei suoi editti al contado e alla servitù della gleba lo trasforma in un emoticon del proprio stato psicologico.

Non accetto fraintendimenti, adoro i benestanti, gli ereditieri esentasse di successione e i miracolati colpiti da benessere improvviso e soprattutto quelli che invece se lo sono duramente sudato, però a patto che paghino contributi e imposte, tutti indistintamente li amo, specialmente sul RING della politica.

Che non può essere, però, il CASTELLO dove un Signore alza e abbassa il ponte levatoio a suo piacimento, dispensa diplomi e pagelle e intreccia graziose relazioni con l’aristocrazia di corte, dignitari e gentiluomini di sangue blu.

L’emoji di oggi raffigura la “frustrazione esterna”, una condizione psicologica che la psicanalisi studia e la psicoterapia cura e che oggi sdraiato sul lettino vede un Signore feudale in preda a dissonanza cognitiva sul danaro, onnipotente dovunque tranne che nel segreto della cabina elettorale.

La faccina è aggressiva, minacciosa e violenta, atteggiamenti che per lo psicoterapeuta manifestano l’impotenza di chi si rende conto di una realtà amara e sgradevole con non può cambiare.

 

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Sto parlando del Signore, concessionario e titolare in esclusiva del marchio “Forza Italia” in provincia di Imperia, e della grave “frustrazione esterna” che lo affligge, come si intuisce da un tele-social Editto emanato ieri.

Con la mia metafora medioevale, però, non vorrei essere paragonato a Bertoldo che sbeffeggia Re Alboino, anche perché lui era un monarca non un plutocrate, tuttavia seppure a malincuore qualche presa per il culo il Signore in questione se l’è cercata.

Ne annoterò qualcuna però soltanto dopo aver sgombrato il campo dal malizioso sospetto su un   conflitto di interessi “in pectore” che per i bigotti è un venialissimo peccato di desiderio.

La cosa che non fa ridere ma fa pensare viene spontanea da quel “incondizionato appoggio” al Caronte imperiese impegnato a traghettare IREN s.p.a. nella nuova Rivieracqua s.p.a., società che ha il monopolio anche dei reflui di cui si occupa, vedi caso, uno dei rami d’azienda dell’autore dell’affettuoso endorsement.

Fanno ridere invece i toni della fatwa contro il povero Tano solenni, ispirati e gravi manco fosse l’ayatollah Khomeini.

Oltre tutto usati a nome di un Partito che ha perso per strada l’unico consigliere comunale che era stato eletto nel 2019 con un misero 8,2 % e senza spiegare con chi il marchio “Forza Italia” abbia “staccato la spina” all’Amministrazione comunale in carica secondo l’espressione da fine vita usata per indicare la congiura di tre leghisti del 23 giugno scorso.

Non meno esilarante è il passaggio dove con il suo omologo PD, (però, diversamente da lui, è un “poraccio” come dicono i suoi capi ai Parioli d‘inverno e a Capalbio d’estate), il Signore “collima” nella critica al taglio dei parlamentari che “a livello nazionale” porta a un risparmio “irrisorio” sulle spese dello Stato, come se grazie a quel taglio non si fossero aperte in periferia praterie sconfinate ai benestanti per intestarsi Partiti vuoti e arruolare truppe cammellate a presidiare signorie e feudi.