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“DA VENTOTENE A VENTIMIGLIA: PER UNA NUOVA CARTA EUROPEA”

Dettare la “Carta di Ventimiglia” in dieci punti e su questa falsariga.

 

Ventimiglia, Città-simbolo dove i cinque valichi con la Francia sono chiusi dal 2015 ai flussi migratori che non trovano sbocco, si disperdono e evaporano in clandestinità braccati nei boschi come cinghiali o affidati alla custodia molecolare e caritatevole del volontariato locale.

Da qui dopo lo choc di Cutro parte la road map verso il decalogo europeo del fenomeno migratorio, un documento cristiano e laico, civile e umano, destinato a diventare una “icona” da far entrare nel lessico quotidiano della Politica come “Carta di Ventimiglia”, un contenitore di ideali, di principi e di valori oggi come in passato è stato quello di Ventotene per intere generazioni.

Siamo transitati dalla utopia visionaria di ottant’anni fa alla amara disillusione di oggi, dall’alfa sognatore all’omega del triste risveglio, dal Manifesto di Ventotene alla Carta di Ventimiglia sulla quale scrivere il testamento di una Europa senza anima e l’atto di nascita di una coscienza morale europea.

Alla violenza dei “no border” che spaccano le vetrine dobbiamo sostituire la ragione che spalanca le coscienze a un nuovo umanesimo laico e cristiano. 

Punto primo: “Se questi sono uomini”, l’Acquis europeo è il moderno Mein Kampf, un Corpus Iuris legalmente e moralmente corretto per Ursula von Hindenburg ma disumano.

Punto secondo: “Cristo si è fermato a Ventimiglia”, ma con lui anche l’Anticristo ateo e laico.  

Punto terzo: I “se” e i “ma” che condizionano e paralizzano la libera circolazione delle persone creano nell’antropologia europea altrettante classi subumane e razze inferiori di umanoidi del neo-darvinismo moderno.

Punto quarto: “la crisi della civiltà moderna” del Manifesto di Ventotene ha cambiato i suoi sintomi ma non la malattia, la disumanizzazione e l’insensibilità morale.

Punto quinto: “i compiti del dopoguerra: l’unità europea” per il Manifesto di Ventotene e dopo ottant’anni scopriamo sul fenomeno migratorio planetario che la sommatoria di 27 egoismi non è altruismo umanitario.

Punto sesto: “la riforma della società” sognata nel carcere borbonico di Santo Stefano a Ventotene si è tradotta nel cimitero delle ideologie, dei dogmi e delle dottrine scientifiche e filosofiche e nel vuoto delle coscienze.

Punto settimo: “la situazione rivoluzionaria, vecchie e nuove correnti”: “la ristretta classe dei burocrati gestori dell’economia, come è avvenuto in Russia” coi Soviet e che l’Europa di Ventotene doveva abbattere dopo ottant’anni regna oggi padrona incontrastata e sovrana.

Punto ottavo: lo “spirito critico” che ottant’anni fa avrebbe dovuto aprire una nuova breccia a Porta Pia per liberare lo Stato laico dall’asservimento ecclesiastico concordatario oggi diserta una “situazione rivoluzionaria” che dura da due millenni.

Punto nono: “scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani” dopo ottant’anni l’esortazione del Manifesto di Ventotene torna attuale dopo aver visto come è stata raccolta “l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità”.

Punto decimo: il progresso aggiunge sempre nuove spinte a migrare, da quelle bibliche a quelle storiche e moderne, chiunque di noi oggi può svegliarsi in un flusso migratorio per l’imponderabile climatico, nucleare o biologico: quello che vedi arrivare potresti essere tu, allo specchio.