Che le elezioni a Ventimiglia siano annullabili dal Consiglio di Stato è sicuro.

 

Dipende da “chi”, tra Sismondini e Di Muro, deposita il ricorso, prima al TAR e poi in appello al Consiglio di Stato, ovviamente per interposta persona perché qualunque elettore può farlo.

Dipende dalle conseguenze della sconfitta.

 

Per Sismondini sono minime perché lui è un Golem uscito dal laboratorio di un rabbino di centrosinistra, una poltiglia pronta a sparire è apparsa.

Per Di Muro invece le conseguenze sarebbero devastanti perché su di lui hanno scommesso e puntato, e adesso rilanciano, il vice-Ministro ligure, il Ministro cognato della Presidente del Consiglio e il Presidente della Regione oltre al Sindaco del Capoluogo regionale.

Sarebbe un vero disastro perché del caso “Ventimiglia” e della sua frontiera chiusa ne discutono anche a Bruxelles Ursula, Emmanuel e Giorgia.

Per evitarle Di Muro è costretto a amputarsi una gamba, l’unico consigliere della sua lista, Matteo Ambesi con cifra elettorale 619, per far posto a Luciano Giorgio, capolista dei frontalieri di “Parodi sindaco” che ha 753 come cifra elettorale.

 

Il mercato delle dichiarazioni di collegamento ad ulteriori liste rispetto a quelle effettuate nel primo turno non è ancora chiuso, c’è tempo fino a domani 22 maggio ore 15 e se la lista “Ventimiglia nel cuore” facesse anche lei il trapianto di cuore Martinetto Domenico per la legge scritta e per l’incomprimibilità dei corpi con la sua cifra elettorale di 899 voti butterebbe fuori dal Consiglio comunale il frontaliere.

Però il 7° comma dell’articolo 72 dice che “Tutte le dichiarazioni di collegamento hanno efficacia solo se convergenti con analoghe dichiarazioni rese dai delegati delle liste interessate” e Di Muro sarebbe come l’asino di Buridano, tra acqua e fieno, incerto su chi tra Panetta e Parodi deve perdere la faccia e essere mandato a cagare dai propri elettori, una per aver lasciato passare il treno senza salirvi sopra e l’altro per essere tornato dal bosco col cestino vuoto.

 

Se nel ballottaggio prevalesse la sua ammucchiata la faccia della coalizione di centrodestraunito sarebbe salva e chi ricorresse al TAR e poi al Consiglio di Stato per annullare le elezioni diventerebbe un nemico della Patria e la cacciata del tiranno sarebbe ricordata come opera meritoria.

 

L’apparato politico-burocratico governativo che in altre circostanze è intervenuto pesantemente questa volta è anche lui idealmente collegato con una sua lista invisibile che arriva fino al cuore di Roma.

Rimane l’Ordine giudiziario, penale e amministrativo, e su quello a giocarsi la faccia è lo Stato.

Personalmente la penso come il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che a Napoli ha detto: “L'indipendenza della magistratura è patrimonio irrinunciabile dello stato di diritto e della democrazia costituzionale” e che lo sarà anche in questa occasione.