Questa mattina a colazione WhatsApp mi ha fatto trovare sul vassoio social un biscotto africano da pucciare nell’amaro caffè del Generale Biancheri al tavolino della “Antica Caffetteria Anima” qui a Sanremo.
Da Abidjan lo ha sfornato su “Riviera 24” Sergio Tommasini in modalità “intervista da remoto” di Andrea Moggio e me lo ha servito ancora caldo Papà Marietto.
Che si tratti di biscotto in senso calcistico l’ho subito capito dalle prime righe che mi hanno ricordato il derby scandinavo tra Danimarca e Svezia con un pareggio che ha eliminato da Euro 2004 l’Italia di Trap vittoriosa sui bulgari.
Nel caso di Sergio Tommasini il biscotto è, da un lato, tra quel che resterà l’anno prossimo delle illusioni sorte a sinistra nel 2014 sul fallimento del disastroso esperimento in vitro di Scajola senior col binomio Zoccarato a Sanremo e Strescino a Imperia e che si spegneranno dopo un decennio con l’uscita di scena di Biancheri, e dall’altro lato, quel che resta del movimento popolare dei 100, civile più che civico, che quattro anni fa nel 2019 aveva ripudiato con forza quella triste e imbarazzante eredità che cinque anni prima aveva provocato l’esodo in massa di veterani di destra disertori tra le truppe di Biancheri.
L’”Altra Sanremo”, cioè la metà dei sanremesi che non va a votare o che non è d’accordo con il replay di questa partita a tennis, l’anno prossimo è condannata a diventare l’equivalente dell’Italia di Trap, come a fine maggio 2023 è successo con l’”Altra Ventimiglia” di Tano Scullino.
Tagliate fuori entrambe nel ballottaggio contro il “Centrodestraunito” che è una aggregazione di simboli di Partito di stampo pseudo-politico a bassa intensità democratica e a elevata capacità di aggregazione di bisognosi nella fascia sociale medio-alta composta da una umanità che di “politico” non ha proprio nulla.
Ormai c’è rimasto poco da capire di come funzionano le cose al tempo della democrazia recitata a copione sul palcoscenico nazionale e locale.
Applaudita dal “parterre des Rois” in platea e dietro loro osannata dalla claque pagata a tariffa e col popolino bue che batte le mani gratis nel loggione e si appassiona ai balletti, alle piroette e alle giravolte dei VIP nei talk-show elettorali tipo “Isola dei Famosi” e “Grande Fratello”.
A Sanremo nel 2024 il candidato sindaco per il “Centrodestraunito” con l’immancabile “stallo messicano” della “Stanza di compensazione” genovese sarà sicuramente uno “Governativo”, espressione del Governo Meloni, designato dalla “Cabina di regia” romana, pioverà dal Cielo come un “Deus ex machina” e l’incidente “Zarbano” di Imperia non si ripeterà perché a Sanremo non c’è una dinastia Scajola con un prestigioso curriculum in grado di calamitare le masse.
La realtà è questa e ne sono consapevoli i personaggi che hanno carne al fuoco per investimenti, esposizioni e legittimi affidamenti di valore elevato a rischio.
I loro nomi non compaiono tra i tanti citati nell’intervista, alcuni sono stranieri, altri alla guida di Fondi di investimento o di Società lontane e impersonali o di Banche d’affari, solo qualcuno ha un nome e cognome.
Farci credere che assistano con distacco in tribuna d’onore alla partita elettorale del 2024 significa pensare che siamo tutti scemi.
Nel Fantacalcio immaginario che tutti questi scommettitori finanziari giocano sul campo del business c’è un Messi che dopo 10 anni attacca le scarpette al chiodo ma può sempre essere utile come allenatore in seconda, c’è un panchinaro dalle belle speranze ma dai bruschi risvegli, c’è un centrocampo che non delude mai, e così via.
Questo per ciascuna squadra, ma sempre con un De Laurentis, uno Zang, dei Friedkin e via, via tutti gli altri.
Sono sicuro che tutti loro sono pienamente consapevoli di avere in mano il cartellino di giocatori da Serie cadetta e che le loro squadre, anime e liste di fantasia non possono giocarsela col Manchester City, però qualcosa devono pur fare in attesa che si definiscano le troppe variabili indipendenti, alcune giudiziarie, altre finanziarie e altre di norcineria romana.
Dopo di che, come pensa Sergio, in cambio di un occhio benevolo potranno servire il biscotto “Anima” al prossimo sindaco “Governativo”, magari già al primo turno.
Perché come per la “Napoli Milionaria” di Eduardo anche per Sanremo ha ancora “da passà 'a nuttata”.