Zio Zuck su Fb tutte le mattine, appena desto, mi propone “On This Day”, la rubrica dei miei post pubblicati lo stesso giorno-data del calendario ma negli anni precedenti.
Ecco cosa mi ha fatto trovare stamattina: “Accadde oggi 23 Dicembre” ma 1 anni fa il 23 Dicembre 2022.
Accadde oggi, 1 anno fa
Bruno Giri è con Mario Tommasini.
“Non so chi sia il regista della pratica di Portovecchio e francamente non mi interessa scoprirlo, però io al suo posto lo direi ai giornalisti che versano litri di inchiostro in commenti: "Non avete capito un cazzo!"
Il TAR non giudica persone ma pezzi di carta.
Se, come sembra, i pezzi di carta del Comune erano sbagliati il TAR li annulla e l'annullamento colpisce tutti e tre i contendenti che hanno sbagliato treno e devono scendere.
La rissa sulle responsabilità è come piangere sul latte versato.
A meno che non siano di altra natura, ipotesi che non sta ai giornalisti accertare.
Tutto lì.”
Un solo follover, l’amico Roberto Nigra, ha applaudito il mio commento ai commenti dei giornalisti dopo il deposito 4 gg. prima del “Dispositivo di Sentenza” n. 01112/2022 Reg. Prov. Coll. della Sezione Prima del T.A.R. Liguria.
Un annuncio che anticipava l’annullamento “degli atti gravati” da un ricorso introduttivo di “Mariolino” Piras buonanima contro Biancheri e nei confronti di Lagorio e dei Reuben e da 4 successivi ricorsi “per motivi aggiunti” man mano che Biancheri sfornava atti.
Annullamento “per le ragioni che saranno esposte in motivazione”, la quale sarà scodellata un paio di settimane dopo, il 3 gennaio 2023, nella Sentenza 00008/2023 di 25 pagine.
Biancheri quando, il 4 agosto 2017, ha ricevuto e protocollato al n. 56773 la proposta di Lagorio su “Portovecchio” era liberissimo di trattare la “opzione zero” con lui come “promotore di iniziativa privata” per poi affidargli la concessione, però lo doveva fare entro il 4 novembre 2017, ma “si è fatto mangiare il belino dalle mosche” e ha fatto scadere il termine.
Se lo avesse fatto a quest’ora, dopo sei anni e otto mesi, i lavori sarebbero finiti da un pezzo, visto che Lagorio il 4 agosto 2017 aveva dichiarato a “Sanremonews che “L’inaugurazione potrebbe essere fissata per il 2021”.
Se oggi siamo ancora alla casella di partenza come nel gioco dell’oca, qualcosa deve essere andato storto, ma cosa?
Svanita la possibilità di un tête-à-tête con Lagorio per aprire una trattativa diretta “privata”, Biancheri avrebbe dovuto aprire un procedimento “a evidenza pubblica” cioè ü pubblicare i propri obbiettivi in merito alla riqualificazione della zona portuale in project financing ad iniziativa privata, ü definire i criteri e ü assegnare a ciascuno un punteggio
sia in caso di più proposte in concorso tra loro e sia anche con una sola proposta per valutarne la conformità e la idoneità agli obbiettivi.
Semplice, no?
Ma Biancheri non lo ha fatto, ha preferito fare il gioco delle tre carte nel quale “carta perde-carta vince” grazie al diritto di prelazione riconosciuto a uno dei tre concorrenti “senza avere pubblicato, definito e assegnato” le cose che ho appena elencato sopra.
Non solo, Biancheri ha anche preso per il culo due delle tre carte, perché nel dicembre 2018 gli ha scritto che avrebbe considerato i loro progetti duttili, flessibili e malleabili e quindi correggibili e integrabili, caratteristiche che però nella pratica attuazione successiva ha riconosciuto solo a uno, quello di Lagorio, un progetto che quando è stata presentato era “poco più che embrionale”, e che invece ha negato alle altre due concorrenti.
Così il TAR nelle 25 pagine che vi ho risparmiato ha stabilito che Biancheri ripartiva dalla casella uno e che doveva cancellare il diritto di prelazione del “promotore” a favore della carta che perde ma che ha presentato il progetto” da lui giudicato migliore.
Questo in base ai principi di imparzialità, di non discriminazione e di par condicio e del canone di trasparenza amministrativa sanciti dalla Carta Europea.
Biancheri ha fatto appello dicendo che lui si era limitato a fare una cosa che la legge italiana (l’art. 183, comma 15 del d. lgs n. 50/2016) prevede e il giudice di appello il 1° settembre 2023 ha sospeso il suo giudizio con rinvio al 25 gennaio 2024 in attesa che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea di Strasburgo chiarisca se la legge italiana rispetta quella europea.
Fin qui, niente da dire, se il giudice d’appello, dopo aver avuto l’ok europeo, confermerà la sentenza del TAR “vince la carte che vince”, però non più come project financing “ad iniziativa privata” ma “ad iniziativa pubblica” e sempre col progetto esecutivo che Lagorio ha fatto fare all’architetto Calvi e che poi non è che lo sviluppo tecnico-giuridici- finanziario dello studio di fattibilità di sei anni e otto mesi fa che Biancheri aveva giudicato di maggiore interesse.
Ancora meglio se la “carta che vince” è quella di Lagorio, l’imprenditore che ha avuto l’idea primigenia quando Biancheri ha sfrattato il cantiere di Vitulano e che meriterebbe un riconoscimento morale.
Però ecco che salta fuori quello che “qualcosa” è andato storto perché “qualcuno” ha fatto la cazzata giusta, però “asimmetrica”.
Il procedimento di “project financing di iniziativa privata” infatti si è concluso con la partecipazione di una sola offerta che dopo il 16 novembre 2022 quando i Reuben hanno comprato le quote di Lagorio unisce, fonde e riassume in sé la posizione di “promotore”, di “ex ricorrente rinunciatario” e di “unico offerente”, cioè con una semplificazione che sposa il ricorrente “principale” in Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR che è Biancheri con il ricorrente “aggiunto” che è la coppia Lagorio-Reuben.
L’asimmetria è rispetto a una eventuale decisione della Corte Europea che dichiarasse l’art. 183, comma 15, del d. lgs. n. 57/2016 contrario allea Carta Europea che trasformerebbe in torto l’eventuale ragione di Biancheri che sarebbe una vittoria di Pirro e Lagorio-Reuben si troverebbero con un pugno di mosche in mano perché il gioco dell’oca ripartirebbe dalla casella uno.
Sappiatevelo.