Dopo una lunga e meditata riflessione sono arrivato finalmente alla diagnosi politica conclusiva: la malattia cronica si chiama “rassegnazione all’assurdo”, è una forma di depressione inguaribile.
Tertulliano e Kierkegaard non c’entrano con questo genere di “assurdo” e neppure con la logica del paradosso che (solo ogni tanto) lo scannerizza.
Qui è roba da Treccani che per elencare i suoi sintomi usa gli aggettivi aberrante, contraddittorio, illogico, incongruente, infondato, insensato, irragionevole, irrazionale e (di regola) paradossale.
“Non capisco, ma mi adeguo” era il tormentone di Maurizio Ferrini, la macchietta di “Quelli della notte” di Renzo Arbore, e oggi è diventato l’etichetta di chi accetta tutto questo con un atteggiamento soprannominato “democrazia”.
“Aberrante”, leggo sulla voce dell’enciclopedia.
E mi chiedo se non sia aberrante l’ordinaria triangolazione tra un burocrate ossequiente, un amministratore inadeguato e un imprenditore strangolato da banche e tasse.
Una figura geometrica alla quale quotidianamente ci rassegniamo.
Aggiungo che l’obbedienza cieca e assoluta del burocrate adesso crescerà con lo spoyl sistem introdotto dalla Madia che lo ha reso mobile, trasferibile, pensionabile e licenziabile.
La lingua del dirigente d’ora in poi dovrà allungarsi a dismisura per arrivare a leccare anche culi distanti, i suoi quattro muscoli linguali (mandibolare, ioideo, temporale e palatale) dovranno irrobustirsi per arrivare a leccare più culi possibile nell’unità di tempo ma il titolare del culo di riferimento purtroppo, come dicevo, rimane sempre inadeguato.
Perché, facendo l’esempio di casa mia, Sanremo provincia di Imperia, una cosa era in passato leccare il culo di Pietro Agosti e un’altra oggigiorno quelli di Zoccarato e, ahimè! comincio a temere, di Biancheri.
Tre sono le forme di inadeguatezza e tutte e tre non riguardano quasi mai le capacità individuali perché uno può essere un formidabile violinista, o un geniale produttore di ranuncoli o un astuto venditore di automobili o anche un illuminato docente universitario, ma non valere un cazzo come amministratore pubblico.
Bottini, per esempio, parlandone da vivo, come otorinolaringoiatra era inarrivabile, il suo nome potrà essere consegnato alla Storia della medicina assieme a Ippocrate ma certamente non sarà registrato in quella della Città tra i suoi figli illustri, il che purtroppo vale anche per i suoi successori.
Dicevo delle tre forme di inadeguatezza di un amministratore: incompetenza, fanatismo e opportunismo, e mi spiego meglio.
Incompetente è l’amministratore pubblico che ammette di non conoscere una determinata materia, che so? i rifiuti, il commercio, l’urbanistica, la contabilità, tanto per citarne qualcuna, e si affida o al burocrate o all’esperto, col rischio di mettersi nelle mani sbagliate.
Fanatico è invece quello che si nutre di dogmi, di ideologie, di leggende, di miti, di vangeli e che confonde il magma col bronzo con cui erigere, come Orazio, il suo personale “monumentum aere perennius”.
Poi c’è l’opportunista, nelle cinquanta sue sfumature che lo vedono più o meno disonesto, scorretto, bisognoso, rapace, ladro, goloso, ambizioso, vendicativo, settario, masochista, narcisista, maniaco o semplicemente uno che si fa unicamente i cazzi suoi.
Restando all’esempio della mia Città, nei 65 anni spesi agli inizi nell’apprendistato di Partito, la cosiddetta “gavetta” consistente nell’incollare manifesti, vendere tessere e fare la “claque” e poi nella partecipazione pubblica diretta e attiva, nelle due vesti di alto burocrate e di amministratore, ho avuto modo di toccare con mano tutte e tre le forme di inadeguatezza.
Quella micidiale e senza rimedio è la seconda, il fanatismo.
Con le altre due si può convivere e addirittura fare cose egregie, come è successo, per esempio, con Peppino Rovere, che di mestiere faceva il primario di anestesia ma che aveva doti di intelligenza, di diffidenza e anche una buona dose di culo, che gli hanno permesso come sindaco di mettersi tutte le volte nelle mani giuste.
Il triangolo si chiude con la vittima sacrificale, l’imprenditore inchiodato mani e piedi dalla Pubblica Amministrazione sul letto di Procuste dell’usura e di Publitalia.
L’assurdo è che nessuno si renda conto di questa aberrante figura geometrica che sta distruggendo la nostra società, non solo l’economia.
La mia diagnosi dell’assurdo al quale ci siamo adattati include tanti altri suoi aspetti, il contraddittorio, l’illogico, l’incongruente, l’infondato, l’insensato, l’irragionevole, l’irrazionale e il paradossale e di questi mi occuperò nei prossimi giorni ma a Ferragosto mi premeva parlare del triangolo delle Bermude dove naufragano le nostre speranze.