Si intensificano nel ballottaggio i colpi bassi che in vista dell’appuntamento di domenica prossima i candidati a sindaco di Imperia si scambiano con tutti i mezzi disponibili.

 

Entrambi i contendenti hanno alle spalle trascorsi pubblici, breve l’uno e lunghissimo l’altro, che è fitto di belle e di brutte figure, di successi e di flop, personali e politici.

 

Logico che soprattutto il passato di Sciaboletta sia al centro dell’attenzione generale e del gossip in tutta Italia.

 

I colpi sotto la cintola sono quelli che mescolano vizi privati e pubbliche virtù, gli amorazzi e gli exploit amministrativi, le birichinate immobiliari e le arrampicate politiche e così via.

 

A farne le spese, dunque, è lui nelle tante versioni, di sindaco a San Vittore, di ministro esodato, di economista da manuale Bignami, di facilitatore sub judice, di affondatore di società e enti pubblici, di seminatore di discordia, di astuto manipolatore di tessere e di tabulati di Partito, di talent scout sfigato, di malpancista col cerino acceso in mano, eccetera, eccetera.

 

Niente di nuovo sotto il sole, salvo un dettaglio.

 

Nessuno, magari anche soltanto per inciso, che abbia ricordato lo Sciaboletta nucleare, quando lui, dieci anni fa, è risorto nel 2008 dalle ceneri del G8 e delle faide intestine del Cdx e il nucleare è risorto dalle ceneri dei referendum abrogativi dell’autunno 1987 del dopo Chernobyl.

 

Eppure questo dettaglio dovrebbe rimordere non poco la coscienza dei nipotini imperiesi di Pannella, di De Mita e di Natta quando il 12 giugno scorso, al primo turno, hanno votato proprio quello Sciaboletta che vent’anni dopo l’80 % di “SI” all’abolizione del nucleare ha capeggiato la rivincita con il “golpe” del neo presidente USA Obama e del suo fedele scudiero Premio Nobel Steven Chu per resuscitarlo e reintrodurlo in Italia.

 

A onor del vero era da parecchio tempo, fin dal G8 a Genova, che il suo Padrone sciupafemmine ne parlava con George, ma è soltanto con l’arrivo del giovanotto abbronzato che si è affacciato in Italia il reattore AP1000 di Westinghouse, di General Eletric, di Exelon, di Battelle, di Burns and Roe, di Lightbridge ed Energy Solutions, tanto per citare i più grossi.

 

Lo zuccherino per Sciaboletta è stato la promessa di aggiungere alla cordata Ansaldo Energia e di allargare al capoluogo ligure il suo feudo elettorale imperiese.

 

Però mentre lui alla British School rinfrescava l’idioma e preparava le valigie per il tour americano di settembre a casa delle sette sorelle dell’atomo, il suo Padrone sciupafemmine a febbraio 2009 aveva già firmato con Sarkozy l’accordo europeo ENI-EDF per costruire in Italia quattro reattori modello EPR.

 

Ma Sciaboletta ne sa una più del diavolo e così ha fatto cambiare le regole in corsa sostituendo la certificazione EU europea sugli standard di sicurezza delle centrali nucleari con quelle OCSE, una organizzazione più larga e aperta, non tanto per numero di membri quanto piuttosto per tipologia di aderenti, Giappone, Australia e Stati Uniti in testa.

 

Poi, come tutte le avventure del personaggio, anche questa è finita a bagasce, per lui in senso metaforico e per il suo Padrone sciupafemmine in senso reale.

 

E’ soltanto un dettaglio nella eclettica e variegata vita politica di Sciaboletta ma emblematico.

 

Chissà che alla Galeazza o a San Lazzaro o nel porto turistico più grande del Mediterraneo gli imperiesi domani non si trovino una centrale nucleare soft, a basso impatto, di ultima generazione; in fondo a qualche centinaio di chilometri di distanza, a Marcoule, ce n’è una in funzione da 63 anni….

 

Da lui, visti i precedenti, c’è da aspettarsi di tutto.