l 12 maggio scorso mi ero occupato del silenzio assordante di Biancheri sul nuovo PUC, un documento fondamentale che fotografa la Sanremo dei prossimi 20-30 anni.
Un documento importantissimo approvato dalla Regione il 30 aprile scorso e che è stato pubblicato l’8 maggio successivo sul B.U.R.L. a distanza di 39 anni da quel 27 maggio 1980 quando in ben altro clima bipartisan di soddisfazione e di euforia aveva visto la luce il precedente piano.
Come mai Biancheri tace quando fino a ieri sosteneva di essere in procinto di vincere una storica sfida dove prima di lui avevano fallito cinque sindaci e tre prefetti?
In sostanza, dal 30 aprile scorso i sanremesi a loro insaputa stanno facendo i conti con il remake della “Congiura del silenzio” di Steve Berry («Non tutto è come sembra...», James Buchanan; cit.).
Così è da ieri 13 maggio che cerco una spiegazione sensata a questo silenzio, e lo farò fino al 26 maggio prossimo concentrandomi specialmente sulle “promesse” che Biancheri non ha mantenuto e sulle quali gli conviene star zitto fino al giorno delle elezioni.
Noi invece facciamoglielo sapere ai sanremesi, azzzz!!!!
Dopo quella sull’Hotel Savoia un’altra “promessa” finita male sulla quale adesso Biancheri cerca di stendere un velo potrebbe intitolarsi “Come il diamante anche le serre di Albani sono per sempre!”.
E’ una storia triste che ho scelto tra le tante perché i 19.423 metri quadrati di terreno in gran parte coperti da serre in abbandono sono situati in Regione Lubaghi proprio di fronte al teatro del crimine noto alle cronache giudiziarie nazionali come “lo scandalo dell’Aurelia bis che profana un cimitero” e che mi ha visto protagonista prosciolto perché il fatto non sussiste (sussisteva solo per la Toga Rossa).
Col vecchio Piano Regolatore la zona dove si trova la proprietà Albani era industriale (D2) con indici edificatori importanti che nei decenni hanno agevolato la diffusione di capannoni con destinazione produttiva.
Così quando Biancheri è stato eletto, nel giugno 2014 era già da un anno e mezzo che in Comune la domanda Albani datata 21 dicembre 2012 di poterne costruire uno anche lui al posto delle serre in abbandono si trovava in stand by e trascorrerà un altro anno e mezzo prima che arrivasse la risposta positiva.
Ma era una polpetta avvelenata perché servita soltanto otto giorni prima che scattasse la salvaguardia del progetto preliminare di PUC e perché neppure Batman sarebbe riuscito a evaderla e non tanto per il milione e 325 mila e 925 euro virgola 54 di contributi che bisognava trovare su due piedi, quanto piuttosto per il resto.
E il resto era la “documentazione in originale, altra in formato PDF, il Modello ISTAT, la convenzione da stipularsi per l’attuazione dei previsti allargamenti stradali e per la monetizzazione degli standard urbanistici insoddisfatti in natura”.
Poiché piove sempre sul bagnato e le prese per il culo non vengono mai sole, il progetto preliminare di PUC appiccicava sui 19.423 metri quadrati di Albani al posto della precedente sigla D2 un bel APA 13 che vuol dire “Ambito a Prevalenza Agricola” che tale deve rimanere, cioè le serre sono per sempre, se ne faccia una ragione.
Così Albani si è visto costretto a presentare il 16 gennaio 2017 l’osservazione n. 28 dove si chiede di incorporare l’area APA 13 nel TU 07 tessuto urbano confinante.
Il 16 maggio 2017 Biancheri come per il Savoia accoglierà osservazione “nell’ottica di favorire lo sviluppo produttivo ed economico della Città”, ma senza ripubblicare il PUC che era stato stravolto dall’accoglimento integrale di altre 50 osservazioni e parziale di 75.
Non sono servite interpellanze, mozioni e raccomandate che lo invitavano a farlo, lui voleva fare lo splendido che in quattro e quattr’otto risolve tutti i problemi.
Risultato: il PUC adesso è approvato ma la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi e uno di questi si chiama Albani.
Fine della storia triste.