Contro la “fraudemia” elettorale fino a ieri il sistema immunitario USA era protetto da uno scudo poderoso e inattaccabile.

Questo grazie agli anticorpi di centinaia di milioni di elettori distribuiti su cinquanta Stati ognuno dei quali diviso in dipartimenti e contee.

Il tutto in uno scenario politico e storico di alternanza in un bipartitismo perfetto collaudato da elezioni collegiali e di medio termine.

Con un sistema operativo che si vale di servizi nei quali le competenze e le responsabilità sono sempre dirette, apicali e riferite a una sola persona, oltre tutto con la garanzia di una giurisdizione tempestiva, veloce e di ultima e unica istanza, inappellabile e definitiva.

E i numeri lo confermano: nell'ultimo ventennio a livello nazionale il revisore ufficiale ha riscontrato lo 0,00006 per cento di casi di frode elettorale in rapporto al numero degli elettori negli Stati Uniti e addirittura solo lo 0,000004 per cento rapportato a ogni singolo Stato, con una probabilità pari a cinque volte meno di quella di essere colpiti da un fulmine a ciel sereno.

Fino a ieri le due anime degli Stati Uniti avevano convissuto e si erano alternate, ma oggi non è più così.

L’anima finanziaria, big tech, industriale, metropolitana e bellica ha sacrificato la sorella sull’altare della globalizzazione e si è alleata con quello che metà elettori considera “Regno del Male”, comunismo, fanatismo religioso e negazione delle libertà.  

I complottisti scavano nello 0,00006 per cento dei casi di frode elettorale per aggiungere qualche decimale in più e l’America di Joe è sicura di vincere.

Ma alla Suprema Corte c’è chi ha studiato il Capitale e Mein Kampf sulla presa del potere in democrazia senza sparare un colpo: “Non conta il voto, conta chi lo conta”.

E dalla registrazione nelle liste elettorali in poi, su su fino alla dichiarazione informale dell’Associated Press, questo voto lo hanno contato Simeone, Beniamino e i loro fratelli, quelli che nella Bibbia hanno venduto Giuseppe.