Occorre premettere che negli USA chiunque, persona fisica o giuridica, straniero o cittadino, interferisca con i “cavoli” loro in materia elettorale ne risponde per responsabilità “oggettiva”, in base alla quale è sufficiente che materialmente si sia verificata una interferenza.

Si tratta di una condizione che prescinde da dolo o colpa e che attribuisce al responsabile lo “status” e la “qualità” di soggetto ostile marchiato come nemico (o traditore) da una legislazione profondamente manichea.

Qualità”, sottolineo, non un “quantum” di responsabilità.

Uno, per farmi capire ancora meglio, può essere vivo o morto ma non può esserlo in maniera sfumata, più o meno, in misura maggiore o minore, sulla base di una scala “quantitativa” e questo proprio perché la vita o la morte hanno carattere “oggettivo” che conferisce alla persona uno “status” fisico e civile, in questo caso o di vivente o di defunto.

Lo stesso negli USA vale per le categorie di “alleato o nemico/traditore”, vivo o morto.

Premesso tutto questo, l’altro giorno su Sky il TG24 ha mandato in onda uno spezzone di intervista di Obama con il sottopancia in italiano.

L’ex-Presidente lib-dem si è detto preoccupato per la transizione alla Casa Bianca, non per via di Trump che è un inguaribile pazzerellone, ma per i Sacerdoti che con eccesso di devozione assecondano questo suo “pazziamento”.

Barak è sincero quando parla dei suoi timori e ne ha ben donde se si pensa alla mia premessa, però tace sui reali motivi dell’acquiescenza a quel mattacchione di POTUS.

Il fatto è che a partire dal 4 luglio 1776 e fino ad oggi nello “Stato Profondo” di Thomas Jefferson -e non in quello della satira pro e anti-complottista- le elezioni del 3 novembre scorso non sono il corpo del reato ma soltanto il teatro del delitto e al massimo, (se vogliamo aggiungere), un elemento collaterale, propedeutico e probatorio.

Per spiegarmi meglio, le sei cause per frode elettorale in altrettanti Stati, abbandonate oppure perse da Trump, sono semplicemente l’anticamera per arrivare, eventualmente, alla Corte Suprema che potrebbe essere chiamata a pronunciarsi su un “oggetto” completamente diverso, quello definito dalla legge come “unusual and extraordinary threat to the national security and foreign policy of the United States”, cioè come “minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”, ovviamente da calibrarsi in base alla natura e alla portata dei fatti eventualmente accertati.

Paradossalmente, quindi, anche Biden potrebbe ricorrere -lui prima di Trump- alla Corte Suprema una volta che il procedimento obbligatorio di verifica della sua scalata alla Casa Bianca lo avesse eventualmente bloccato.  

La legge dice infatti che entro e non oltre 45 giorni dalla chiusura delle urne cioè entro il 18 dicembre prossimo un Sacerdote (John Ratcliffe “the Director of National Intelligence”) deve valutare se qualcuno “has acted with the intent or purpose of interfering in that election” cioè se ha agito con l'intento o lo scopo di “interferire” in tali elezioni.

Segue un rapporto scritto a quattro mani sulla eventuale interferenza straniera nelle elezioni redatto da William Pelham Barr, Procuratore generale e da Chad Wolf Segretario per la sicurezza interna e il documento deve essere trasmesso entro e non oltre i successivi 45 giorni a Donald Trump POTUS, a Michael "Mike" Richard Pompeo Segretario di Stato, a Steven Mnuchin Segretario del Tesoro e a Mark Esper Segretario della Difesa.

Il rapporto in questione specificherà, ove sussista, come una “qualsiasi questione materiale di fatto” si sia tradotta in interferenza straniera che ha “materialmente” minacciato la sicurezza o l’integrità delle elezioni e deve farlo in due capitoli separati ma non alternativi.

Il primo è quello che riguarda la “infrastruttura elettorale” che testualmente è così definita: “la tecnologia e i sistemi di informazione e comunicazione utilizzati da (o per conto) del Governo federale o di un Governo statale o locale nella gestione del processo elettorale, inclusi i database di registrazione degli elettori, le macchine per il voto, le apparecchiature per la tabulazione del voto e le apparecchiature per la trasmissione sicura dei risultati elettorali”.

Il secondo è quello che invece riguarda “un'organizzazione politica, una campagna o un candidato” e in esse è “incluso l'accesso non autorizzato alla divulgazione o la minaccia di divulgazione, la alterazione o la falsificazione di informazioni o dati.”

La eventuale conclusione positiva del procedimento comporta la dichiarazione della “emergenza nazionale” e detta con precisione i doveri del Segretario di Stato, del Segretario del Tesoro, del Procuratore generale, del Segretario della Sicurezza interna e del Direttore dell'intelligence nazionale per reagire alla interferenza ostile.

L’arsenale delle misure “anti-interferenza straniera nelle elezioni” è vasto e articolato e va dal blocco dei beni al divieto di entrata delle persone, dalla decadenza da concessioni pubbliche alla interdizione dall’esercizio di diritti civili e colpisce sia gli stranieri e sia i cittadini statunitensi che direttamente o indirettamente hanno concorso nella minaccia anche soltanto traendone beneficio a loro insaputa.

La legge? Beh! lo “Stato Profondo” di Thomas Jefferson l’ha scritta davvero con entrambe le mani, quella sinistra liberal-dem negli otto anni di Obama contro il Cremlino di Putin accusato di flirtare con Trump e quella destra repubblicana dei successivi quattro di Trump contro ulteriori “interferenze straniere”, di Stati e/o delle loro emanazioni sospettati di tramare contro gli Stati Uniti.

Ultimo uovo della covata, in ordine di tempo, è l’EO 13848, Ordine Esecutivo promulgato da Trump mercoledì 12 settembre 2018 che è sulla identica linea sia del DETER Act (“Difesa delle Elezioni dalle Minacce”) e sia del KREMLIN Aggression Act in discussione entrambi alla Camera dei Rappresentanti e al Senato ad iniziativa bipartisan repubblicana e democratica e che recepisce, integra e aggiorna un precedente Ordine Esecutivo 2015 di Obama.

Perché ne scrivo?

Semplice, perché l’interferenza straniera potrebbe essere anche europea, italiana e vaticana, ma di questo scriverò nel capitolo successivo di questa mia personale riflessione dal titolo “Di che cosa stiamo parlando?”.