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Accadde oggi 2 anni fa 29 maggio 2020

Bruno Giri pubblicava questo post su FB.

Un grande Magistrato romano, Plinio il Vecchio, ha coniato la massima “Nulla dies sine linea” riferita al pittore Apelle che non faceva passare giorno senza dare una pennellata al quadro che stava dipingendo.

Un altro magistrato ai giorni nostri, Luca Palamara, era solito fare altrettanto, ma lo faceva con la linea telefonica fino a quando -come in quello del pelide Achille- anche nel suo tallone si è conficcata la freccia del trojan che ha scatenato l’ira funesta, la nostra.

Noi per placarla non chiediamo la sua condanna, siamo garantisti, ma il giudizio sì, ce lo ha insegnato Cicerone venti secoli fa nella sua arringa “Pro domo sua ad pontifices” con quattro parole “nulla poena sine iudicio”.

Però uno straccio di giudizio ci vuole, almeno disciplinare, cazzo! perché diffidiamo di quello penale dove cane non mangia cane e Perugia non è Berlino.

Addirittura, tanto per calmarci, basterebbe che il magistrato Liborio Fazzi, reggente dell’Ispettorato Generale del Ministero di Grazia e Giustizia, aprisse un fascicolo disciplinare sui suoi colleghi che erano in linea con Luca Palamara su temi non propriamente deontologici.

Del resto già 257 anni fa con queste parole lo consigliava Voltaire nell’interesse degli stessi magistrati: “Est absolument nécessaire pour les Citoyens et pour les Magistrats. Les Citoyens alors n'auront jamais à se plaindre des jugemens, et les Magistrats n'auront point à craindre d'encourir la haine; car ce ne sera pas leur volonté qui condamnera, ce sera la Loi.”

Solo che in questo caso la Legge è sempre di venti secoli fa e dice che “nemo tenetur se detegere” recepito nel 1788 nel Quinto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America e Liborio Fazzi dovrebbe “detegere” sé stesso.

Qualche “pennellata” aiuta a capirlo.

Durante la “guerra” tra correnti il 22 novembre del 2017 lui dice a Palamara: “Luca ben fatto. Adesso chiudi il cerchio con Reggio [Calabria n.d.r.] e diventi il mio riferimento assoluto”.

Ma poi due giorni c’è questo scambio di sms tra Fazzi e Palamara: “Luca, a Messina si sta spargendo la voce della possibilità che si perda in comparazione con la Tarsia, sta succedendo un casino qui rischiamo di perderci Messina perché già Ardita sta cavalcando questo cavallo”; “La tranquillizzo”; “Ok”; “Ci ho parlato, non molliamo la situazione “.

Altra “pennellata” dopo qualche ora: “Luca, MI [Magistratura Indipendente n.d.r.] è pronta a votare Samperi se viene proposto e sostenuto da UniCost. Perché non portare sia Tommasina che Samperi con MI? Capisco che per il primo grado potranno esserci tre proposte. Ma può finire come per Palmi, perché a favore di UniCost. Perché non ci provi? “Certo che ci provo”.

Ma è andata storta e Liborio Fazzi incazzatissimo telefona il 26 novembre 2017 a Palamara: “Caro Luca giusto per comunicarti che a Messina grazie alle scellerate ed irresponsabili scelte di questo Csm scompariremo, evidentemente doveva andare così. Quando sono arrivato in Consiglio ho lasciato un distretto di 80 voti. Oggi arriva a poco meno di 30. Dopo la trombata di Samperi finirà tutto. Complimenti!”.

Pennellata natalizia 2017 con scambio di auguri: “Carissimo tanti auguri di un sereno Natale e felice inizio anno. P.S.: l’operazione Fuzio mi è piaciuta, se è opera tua complimenti”; “Buon Natale, caro Liborio, ricambio con affetto. Sì Liborio, è stato il mio grande successo, che però condivido con tutti voi”; “Ottimo”.

Segue il 21 giugno 2018 l’arrivo del grillino Bonafede in via Arenula e la promozione di Liborio Fazzi a vicecapo dell’Ispettorato Generale e a Palamara che fa la “mosca cocchiera” scrivendogli: “Ciccio sono contento per tè. Come vedi le rivincite arrivano per tutti”, ma lui risponde: “Carissimo ti ringrazio del pensiero. Le rivincite però le aspetto dalla mia corrente, per la quale da oltre 20 anni mi spendo con lealtà e onestà intellettuale. Questo è un riconoscimento arrivato dalla sorte o meglio da canali che paradossalmente non ho mai coltivato, ma che hanno visto in me coerenza e affidabilità”.

Di che “canale” non sindacale si tratta?

Me lo chiedo perché il Capo di Liborio, “Fulvietto” Baldi, due settimane fa ha dovuto dimettersi per questa “pennellata” a Palamara: “Te la porto qua, stai tranquillo, perché è una considerazione che ho per te, un affetto che ho per te e lo meriti tutto. Se no che cazzo li piazziamo a fare i nostri?”

Nostri di chi? di UniCost? O di un Partito? O di chi altro?