Ieri leggendo il virgolettato di Di Muro: “La nostra amministrazione comunale sarà ora schierata, senza alcuna esitazione, dalla parte dei ricorrenti” gli davo del Tafazzi.

Pensavo al sicuro ricorso in appello al Consiglio di Stato per ottenere l’annullamento della sentenza del TAR in via definitiva.

Una sentenza nella quale, non dimentichiamolo! il Comune che era rappresentato non da Tano Scullino decaduto da sei mesi ma dal Commissario De Lucia,  si era costituito in giudizio per resistere al ricorso assieme alla Regione Liguria e con le controinteressate Talea e Coop Liguria intervenute “ad adiuvandum” contro i 53 ricorrenti.

Mi spiego: Tafazzi a Genova era al fianco di Toti, di Piana e di Scajola, e a Roma sarà contro di loro.

Poi mi ha incuriosito l’inusuale spazio (l’intera pagina 6 e gran parte della 7) che il Giudice genovese ha dedicato alle pregiudiziali (carenza di legittimazione e di interesse) e in particolare alla omogeneità degli interessi di un ricorso strutturato in forma collettiva.

Così con pignoleria mi sono andato a leggere i 53 nomi dei ricorrenti e mi sono imbattuto in Franco Ventrella, consigliere comunale a Ventimiglia.

Per riflesso condizionato il mio pensiero è immediatamente andato all’articolo 41 dello Statuto comunale che al comma 4 dopo aver disciplinato i casi di assenza dalle sedute stabilisce in via residuale che:” 4. Le altre ipotesi di decadenza sono previste e regolate dalla legge” e mi è venuto spontaneo citare la norma di legge che in tema di decadenza prevede e regola il “Caso Ventrella” e che parla chiaro.

Eccola: “Non può ricoprire la carica di consigliere comunale colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od amministrativo con il comune.” (Articolo 63, comma primo, n. 4 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) e “La perdita delle condizioni di eleggibilità previste dal presente capo importa la decadenza dalla carica di consigliere comunale” (Articolo 68 idem).

Lui pensa di essere su “Scherzi a parte” e sostiene che il 13 dicembre sotto Natale 2022 e Capodanno 2023 gli avevano chiesto di mettere una firmetta e a sua insaputa che si trattasse di un ricorso amministrativo contro il Comune aveva accettato.

E aggiungo io, magari pensando di mandare gli auguri su carta bollata al Cancelliere e ai Giudici della Sezione Seconda del TAR Liguria vista l’intestazione dei fogli e la delega a margine all’avvocato Alberto Marconi di Genova.

Ma voglio credere a Ventrella anche se in Comune dal 14 dicembre 2022 con la notifica del ricorso al Commissario straordinario tutti sapevano che Franco Ventrella lo aveva firmato, sull’Albo Pretorio c’era la delibera commissariale di resistere in giudizio e la determina dirigenziale di nomina del difensore.

Ma era una incompatibilità rimovibile con la rinuncia alla causa possibile fino a un attimo prima della delibera di convalida in caso di elezione.

Almeno così penso l’abbia considerata il terzetto “prefettizio-PD” Cardellicchio-Badano-Iovino in versione “Commissione elettorale circoscrizionale” che il 15 aprile 2023 ore 19,25 firmava il Verbale n. 42 di approvazione della lista “Forza Italia” con Franco Ventrella capolista.

Ma lui non ha rinunciato alla causa, anzi l’8 giugno 2023 da Pubblico Ufficiale che attesta qualcosa in Atto Pubblico ha messo una seconda firmetta.

L’ha messa sotto questo pezzo di carta che vi mostro in fotografia dove “dichiara di non trovarsi in alcuna delle seguenti condizioni ostative e previste dagli articoli da 60 a 70 e 248 comma 5 (incompatibilità-ineleggibilità; responsabilità per danno erariale) del d. lgs. n. 267/2000”.

E negli otto giorni successivi sarebbe ancora niente, se il 16 giugno il Consiglio comunale non lo avesse convalidato consigliere evidentemente fidandosi della autocertificazione.

La pubblicazione della sentenza del TAR che ha dichiarato il Comune soccombente, compensa le spese tra le Parti e gli ordina di dare esecuzione al suo dispositivo ha acceso la luce su tutto questo.

E non so tra le due firmette quella più carica di conseguenze.

E per i Pubblici Ufficiali che hanno il dovere di agire quale sia quella che comporta maggiori responsabilità in caso di loro “resilienza burocratica” in vista dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio.

Staremo a vedere.