L’impianto a piattaforma girevole che consentiva la rotazione per l’accesso delle locomotive nella storica officina-deposito di Ventimiglia nel centenario della morte di Gustave Eiffel ricorda il contributo dato dal suo genio visionario alla ferrovia litoranea che dal 1887 ha collegato a quel tempo la Francia di Napoléon le Petit con il Granducato di Modena e Piacenza attraversando il Regno di Savoia.

 

Ma i suoi preferiti sono stati ponti ferroviari sui fiumi, alcuni oggi “riciclati” nel terziario ciclo-turistico e commerciale, come la “Passerella Eiffel” a Bordeaux sulla Garonna con la quale ha debuttato nel 1860, altri attivi come il “Viadotto Garabit” sulla Truyère che dal 1884 collega Parigi con Béziers nel cuore dell’Alvernia e che è il capolavoro orizzontale mentre quello verticale è la Torre che porta il suo nome inaugurata nel 1889 nella Capitale come simbolo dell’Esposizione Universale.

 L’acciaio era per Eiffel materia viva con la quale plasmare gigantesche figure che sfidavano le convenzioni scientifiche, tecniche e estetiche del suo tempo, tipo l'Osservatorio di Nizza o la struttura interna della Statua della Libertà di New York per citarne un paio.

 

Perché a Ventimiglia oggi queste cose diventano attuali?

Direi soprattutto spontanee e istintive nel momento che (leggo) si manda in soffitta l’intuizione geniale di Gustavo Eiffel che ha ispirato l’intera storica rivoluzione industriale del “Secolo Decimonono”, l’idea audace e folle di un viadotto ad arco in acciaio, lungo 564 metri e alto 122 metri che volava sopra le acque tumultuose della Truyère e che sfidava la miopia e la grettezza di chi 122 metri sotto immaginava un guado esposto alle sue furie.

All’epoca, un secolo e mezzo fa, era qualcosa di innovativo ai limiti dell’azzardo, un miracolo dell’architettura industriale, una impresa rivoluzionaria che si è trasformata in una magnifica opera d'arte che simboleggia lo spirito del tempo.

 

 

 

Si parva licet componere magnis, il progetto della nuova “Passerella Squarciafichi” che vola sul fiume e che oggi (leggo) viene sostituito da un impalcato pedonale che poggia su un pilone nell’alveo e guada il fiume era pronipote di quella antica e audace intuizione e come tutti i pronipoti non viaggia più sotto la spinta di una locomotiva a vapore ma si muove su treni ad alta velocità.

Adesso c’è l’acciaio corten che sfida i secoli e gli elementi, la metallurgia industriale ha fatto passi da gigante, così come la componentistica, la logistica e tutte le altre branche tecnologiche e specialistiche coinvolte da quel progetto.

Peccato, un giorno si dirà che non sono mancati i soldi ma coraggio e fantasia, proprio quello che l’Amministrazione comunale precedente aveva dimostrato di avere.